20th

Luglio

Skunk Anansie, arrivederci al prossimo album

Il tempo beffardo non ha scoraggiato i seguaci degli Skunk Anansie che,  martedì 19 luglio, sono saliti sul palco del Milano Jazzin Festival, per novanta minuti di musica Made in UK. Occhi sgranati e tutina glitterata total black rigorasamente skinny, Skin dà inizio alla serata con Yes it's fucking political (Stoosh, 1996) e prosegue con una setlist in cui le hit di Smashes and Trashers (2009) e Wonderlustre (2010) si intrecciano con i successi degli anni Novanta. Charlie big potato, Because of you, God Loves only you, 100 way to be a good girl sono le chiavi per guidare la macchina del tempo, attraverso brani che prima ascoltavamo allo stereo e non con un lettore mp3.

“Ciao Milano, è sempre un piacere tornare. Che emozione vedervi nonostante la pioggia” urla Skin. “Per premiarvi abbiamo messo in scaletta un brano che raramente eseguiamo”. Ed è con questa premessa che parte un'intima versione di You'll follow me down, per poi riaccendere il ritmo con Twisted, On my hotel TV, Tear the place up e The skank heads. Il pubblico è entusiasta, nonostante alcune défaillance della voce, come negli acuti di Secretly. Ma sono sbavature che si dimenticano quando, in preda all'euforia, Skin si lancia per uno stage diving, navigando estasiata sopra le teste dei fan. E, mentre lei viaggia, è il muscoloso batterista Mark Richardson che catalizza l'attenzione, un dinosauro bianco che picchia duro su rullante, tom tom e timpano. “Siete la nostra seconda casa, amiamo l'Italia e la prossima data sarà l'ultima nel vostro Paese (a Roma il 20 luglio, ndr). Torneremo con un nuovo album”. Con questa promessa la band si congeda e, sotto una ritmata pioggia, chiude l'appuntamento all'Arena Civica con le romantiche Hedonism You saved me, e la rockeggiante Little baby swastikkka. Vista tutta l'acqua che scendeva, una cover a tema, del tipo Purple rain o Kiss the rain, ci stava a pennello.

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