Barba lunga e semi di zinnia – “il fiore dell’amore” (a detta sua) – da far trovare dentro al suo nuovo album. È Giovanni Caccamo, cantautore siciliano, figlioccio artistico un po’ di Franco Battiato e un po’ di Caterina Caselli, sbarbato e bravo ragazzo, una volta, più selvaggio e innamoratissimo, oggi. Eterno – come il nome dell’album – è il brano (tra i favoriti) in gara al Festival, un inno all’amore. Ci raggiunge sorridendo, calmo, con fare quasi ovattato, zen.
Sembri tranquillo, pure troppo.
“Sarebbe fantastico se questo Festival durasse almeno 15 giorni, sono contento, il mio nuovo album ha un grande significato, è una sfida importante e presentarlo qui mi fa stare bene”.
Ci racconti, allora, del tuo nuovo lavoro?
“È molto acustico, è un cofanetto d’amore, un kit di sopravvivenza in un periodo di crisi: l’amore è l’unico strumento che abbiamo per sconfiggere tutto e poi… sono follemente innamorato!”
È questo il segreto?
“Bisogna investire tempo ed energie nelle relazioni e mettere da parte il nostro io in una società egoriferita per dare spazio al noi. Un po’ come il messaggio che voglio dare: nel mio cd troverai un sacchetto con dei semi di zinnia, un fiore che simboleggia le relazioni eterne: ogni relazione è come una pianta, bisogna prendersene cura”.
Mi sto cariando i denti, cambiamo discorso. Chi vince Sanremo andrà di diritto all’Eurovision Song Contest, quest’anno a Lisbona. Ti piacerebbe la cosa?
“Certo, ci andrei a piedi!”
E se non dovessi vincere tu?
“Tifo Ron e Max Gazzè. E se posso fare un nome per un duetto, vorrei Adele, è possibile?“
- ARGOMENTI
- giovanni caccamo
- eterno
- festival di sanremo