LA POLEMICA – Si apre con un discorso di Marco Volante, coordinatore degli omosessuali per i Democratici di Sinistra di Milano, il concerto di mercoledì sera a Cascina Monluè, all’interno del festival “Bloom Live” organizzato appunto dal Bloom e dal Live Club di Trezzo. Attesissimo ospite d’onore Buju Banton, un mito del mondo reggae giamaicano, contestatissimo da qualche anno perchè ritenuto omofobo e razzista. A provare la sua omofobia il testo di una sua canzone “Boom Bye Bye” del 1993 in cui Banton inneggia alla violenza contro gli omosessuali fino a chiedere di dargli fuoco “come a dei copertoni”. Certo non parole leggere insomma. Il cantante giamaicano, inoltre, è stato accusato nel 2004 di aver partecipato ad un pestaggio in Giamaica contro un gruppo di omosessuali, accusa da cui comunque è stato assolto. Più che fare di Banton un capro espiatorio di una cultura razzista e indubbiamente da condannare chiedendo il boicottaggio dei suoi concerti, bisognerebbe riflettere (come fa Amnesty International) sulla drammatica situazione degli omosessuali in Giamaica: condanne fino a 10 anni per chi consuma rapporti con persone del proprio stesso sesso e più di 10 omicidi con movente omofobo all’anno. Non certo, dunque, una cultura tollerante in cui poter crescere con sani principi di apertura e accettazione del “diverso da sè”.
IL CONCERTO – La proposta fatta dalle associazioni di omosessuali milanesi di boicottare il concerto di Buju non ha comunque impedito a più di 2000 persone di essere presenti all’evento, reso più importante anche dal fatto che il noto cantante giamaicano non calcava i palcoscenici nostrani da diverso tempo. Lo show è iniziato alle 22.30 circa per concludersi intorno alla mezzanotte, forse un pò poco per tutti coloro che si aspettavano di ballare e saltare fino a tardi, ma comunque un’ora e mezza di pura energia, Banton ha proposto alcuni pezzi del suo nuovo album ma ha pescato a piene mani anche nei suoi vechi successi: Unchained Spirit (sensazionale la potenza sprigionata con “Mighty Dread”) e Inna Heights in testa (i brividi hanno percorso la folla di fans sulla magica “Hills and Valleys”).
VITO WAR – Prima, ma soprattutto dopo il concerto, i bollenti spiriti del pubblico sono stati tenuti vivi ancora per qualche manciata di minuti dalla leggenda del reggae milanese, il dj di Radio Popolare Vito War che con la sua ottima selecta ha riempito il vuoto lasciato (a nostro parere troppo prematuramente) da Buju Banton.