Abbiamo chiacchierato con Fabio Verzillo cantante e chitarrista dei 16BiT, band casertana che ha pubblicato l’album omonimo a gennaio 2010
L’Italia oltre a quei grandi artisti, conosciuti da tutti e apprezzati in massa, ha una schiera di band che nel sottobosco underground sono seguite, e altrettante emergenti.
Perché avete scelto come nome della band 16BiT?
“È stato casuale. Noi ci siamo sempre autoprodotti e quando si registra questa è la frequenza della musica. Inoltre quello dell’informatica è un linguaggio universale, si legge diverso in ogni lingua ma il significato non si altera”.
Come avete cominciato a fare musica e quali sono le vostre influenze?
“Tutto comincia dai Beatles, ascoltiamo tutta la musica inglese dagli anni ’60 a oggi. Da Bowie ai Radiohead, Muse, Coldplay. Inizialmente eravamo una cover band dei Pink Floyd e il nostro modo di suonare rispecchia tutte queste band. Testi e poetica però sono di matrice italiana, ispirati da autori come Rino Gaetano, Girogio Gaber o i Litfiba”.
Aspirate a far convivere due anime apparentemente molto diverse tra loro…
“Miriamo ad un sound più europeo però con testi in italiano perché siamo e ci sentiamo italiani, con tutti i limiti che possiamo avere. Passare le sensazioni attraverso la musica nella propria lingua è più semplice e diretto perché ci emozioniamo in italiano”.
A Caserta siete una mosca bianca all’interno della scena neomelodica?
“No, c’è un certo fermento sul genere inglese, ci sono parecchie altre band. Noi vogliamo rompere con la realtà del luogo. Il casertano sarà anche zona fuori dal circuito europeo dove è difficile avere grandi concerti ma bisogna provare a conoscerla meglio, per vedere che c’è dell’altro e non solo ciò che dice la televisione”.
Quanto contano i social network per la riuscita di una band?
“Sono uno strumento molto importante per chi non ha grandi etichette alle spalle. Per le band emergenti i social network sono occasioni per creare nuovi contatti. Attraverso la rete potenzialmente si può passare da artista di nicchia alla scena nazionale. I social network sono utili per promuovere i concerti, i live show sono l’unico modo per farsi conoscere realmente perché l’emozione che trametti all’ascoltatore è diversa ogni volta che suoni”.
Una band indipendente riesce a vivere di sola musica?
“Noi ci stiamo provando. Sarebbe una soddisfazione personale, non lavoriamo così duramente per un mero beneficio economico. Ogni giorno è una nuova avventura. La determinazione di fare le cose in cui si crede spero ci aiuterà a realizzare il nostro sogno”.