28th

Gennaio

Labirinto di Arnaldo Pomodoro 

Si chiama Smartschooling, ed è il progetto della Fondazione Arnaldo Pomodoro, che offre una proposta didattica alle scuole secondarie di primo grado, invitando gli studenti a un viaggio tra arte e videogame.

E’ un autentico viaggio digitale (e analogico) alla scoperta di se stessi e della propria memoria. Ma è solo una delle tante iniziative della Fondazione , che, in occasione dell’incontro RE-THINK THE CITY. Dibattito e progetti di arte pubblica per la valorizzazione della città, in collaborazione con Urbanfile, Itinerari Paralleli e Museum Strategy Consultancy, ha annunciato di star lavorando a un progetto di rigenerazione e valorizzazione di alcune aree verdi del Municipio 6 – Parco Baden-Powell, Parco Segantini e Parco Argelati – a partire dall’installazione di opere monumentali dei più grandi scultori del ‘900 attivi nella città di Milano.

Rinnovando e inserendo nelle aree verdi nuovi elementi di arredo urbano, il progetto ha l’obiettivo di fare leva sulla cultura per avviare un dialogo stabile con il territorio e con le realtà già attive su di esso, dando vita a un’operazione di riqualificazione urbana scalabile e applicabile anche in altre aree verdi della città, creando una commistione fra scultura, ambiente architettonico e naturalistico circostante che possa fornire la possibilità a cittadini, istituzioni e associazioni presenti sul territorio interessato, di vivere lo spazio collettivo in maniera attiva, innescando un rinnovamento e una valorizzazione di tutte le potenzialità insite nel contesto.

Armando Pomodoro 

Con questo progetto la Fondazione Arnaldo Pomodoro vuole affermare ancora una volta come la fruizione pubblica dell’arte oggi non possa essere pensata al di fuori di una rigenerazione territoriale e sociale, per la quale le istituzioni culturali possono avere un importante ruolo promotore, ma dove è necessaria una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato.

Arnaldo Pomodoro è una figura che tutto il mondo ci invidia; nato nel Montefeltro nel 1926, ha vissuto l’infanzia e la formazione a Pesaro e dal 1954 vive e lavora a Milano.

Le sue opere del Cinquanta sono altorilievi dove emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, che viene interpretata variamente dai maggiori critici. Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida scavata nel suo intimo, per scoprire il mistero che vi è racchiuso.

La contrapposizione formale tra la levigata perfezione della forma geometrica e la caotica complessità dell’interno sarà d’ora in poi una costante nella produzione di Pomodoro.

Nel 1966 gli viene commissionata una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l’Expo di Montreal, ora a Roma di fronte alla Farnesina, la prima delle opere dell’artista in spazi pubblici di grande importanza simbolica.. 

Ha realizzato numerose opere ambientali, come la Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano. Si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività, ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane e ricevuto molti riconoscimenti.

Ed è nell’angolo più antico della Darsena milanese che ha voluto il suo studio, un dedalo di ambienti. Arnaldo Pomodoro, infatti, ama lavorare nel tessuto urbano, perché ha bisogno di stimoli della città, in uno studio che è come una casa, ma anche laboratorio, fondazione e spazio espositivo, luogo di ricerca pace, creazione. Sulla sua scrivania si legge una dedica di Monica Vitti….Più sei bravo e più ti voglio bene”…..scattata nella Sala personale della Biennale di Venezia del 1964, che ritrae di profilo l’icona del cinema italiana con le sculture di Pomodoro alle spalle. E prosegue: “Dove andremo a finire?”.

Nel tour “La Milano di Pomodoro”, che si svolge a piedi nel centro della città, ci si immerge nel clima dell’arte milanese della seconda metà del XX secolo, per scoprire le relazioni tra gli artisti e l’evoluzione che hanno avuto negli anni le sculture di Arnaldo Pomodoro.

In Piazza Meda, l’opera Il Grande Disco, perfetta manifestazione del qui e ora, un invito ad appropriarci dell’opera e a viverla nella nostra quotidianità. Pomodoro l’ha fatto installare di notte, per regalare ai milanesi un buongiorno unico. L’opera cambia insieme al sole e ogni momento è quello giusto per ammirarla.

A Casa Museo Poldi Pezzoli c’è la Sala delle Armi, Gallerie d’Italia, poi, custodisce nel suo chiostro la scultura Disco in forma di rosa del deserto di Arnaldo Pomodoro, uno spettacolo assolutamente incantevole e immerso nel totale silenzio, al Museo del 900 ci sono due opere del maestro, La colonna del viaggiatore del 1959 e Sfera n.5 del 1965. 

Di Letizia Dehò

Puoi leggere anche Hangar Bicocca

Comments are closed.