Torna sotto i riflettori il nuovo edificio dell’Università Bocconi, dopo la nomination a miglior edificio dell’anno nel concorso World Achitecture Festival di Barcellona, alla sua prima edizione. “Brutalismo” è un vecchio termine utilizzato per identificare una corrente architettonica vista come il superamento del Movimento Moderno in architettura. Negli ultimi mesi però, è stato spesso rispolverato per parlare con sprezzo del nuovo edificio sorto tra via Bligny e via Roentgen.
IL CONCORSO – Il gruppo irlandese Grafton Architects è risultato il vincitore di un concorso di progettazione ad inviti bandito dalla Bocconi nell’ambito del piano “Bocconi 2000” che, partito nel 1990, era mirato all’adeguamento e all’ampliamento delle strutture didattiche. Il bando richiedeva un edificio che contenesse 883 uffici, un’aula magna da 1.000 posti corredata di foyer, spazi per convegni e un parcheggio interrato da 190 posti auto. Uno spazio quindi non destinato agli studenti, ma per docenti e personale dell’Università.
GLI OSTACOLI – Un investimento da 100 milioni di euro, per cinque anni di lavoro e miracoli ingegneristici. Il principio strutturale adottato nella costruzione dell’edificio è simile a quello di un ponte, sorretto da un basamento galleggiante a prova di vibrazione sopra la falda acquifera, costruito durante le procedure di bonifica: il suolo era inquinato poichè sul luogo sorgevano i depositi della SGEA, società del trasporto interurbano degli autobus.
I COMMENTI – Della nuova sede dell’Università Bocconi hanno parlato in molti. Adriano Celentano l’ha definita “un mostro“, il rettore Angelo Provasoli ha liquidato il parere del Molleggiato come “uno dei tanti“. Severino Salvemini ha descritto il nuovo edificio come “una sede rock“. Mentre Vittorio Sgarbi ha dichiarato il progetto “figlio della vanità del modernismo architettonico“. Ma l’ultima parola spetta ai cittadini, che si devono confrontare quotidianamente con questo edificio che volta loro le spalle, chiudendosi a riccio, o forse sapranno apprezzare l’architettura moderna più sfacciata, dimostrandosi meno conservatori di tanti opinionisti di cui è piena la città.