Che Paul Thomas Anderson fosse un autore ambizioso, lo si era capito da tempo: Magnolia e Il Petroliere, due dei suoi film più apprezzati e conosciuti, sono complessi, ricchi di personaggi sfaccettati e di infiniti spunti di riflessione. Ma con The Master, presentato in concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e in sala dal 3 gennaio, il regista californiano si è spinto ancora oltre, aiutato dalle magnifiche interpretazioni di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman.
LA TRAMA – Il film narra la storia di Fred Quell (Phoenix), un reduce della Seconda Guerra Mondiale, ferito nel corpo e soprattutto nello spirito. L'uomo, ossessionato dal sesso e dall'alcool, resta affascinato dall'incontro con il guru e scrittore Lancaster Dodd (Hoffman), che cerca di guarirlo sperimentando sul soldato un metodo di introspezione da lui stesso ideato. Fred entra a far parte del movimento fondato da Lancaster, una controversa setta soprannominata La Causa, e il rapporto tra i due si fa via via più profondo e complesso.
AMORE E FANATISMO – Ancor prima della sua uscita, il film ha fatto parlare di sè per i riferimenti a Scientology: in molti aspetti il personaggio di Dodd ricorda Ron Hubbard, anche se Anderson ha sempre evitato di esprimersi in proposito. E forse non è nemmeno questo il punto. The Master parla sì di fanatismo, ma anche di molto altro: potere, dipendenza, amore e guerra si mescolano e contribuiscono a rendere l'opera ancora più enigmatica e stratificata. La pellicola, visivamente straordinaria grazie alla scelta di girare in 70 mm, è impreziosita dall'alchimia che si sviluppa tra Hoffman e Phoenix. Due veri fuoriclasse, in grado di ricreare alla perfezione il rapporto tra la subdola e calcolatrice guida spirituale e il seguace disturbato e bisognoso di conferme. Premiati ex aequo con la Coppa Volpi al Lido (Anderson si è aggiudicato il Premio alla Regia), grazie a questa prova i due attori entrano a pieno diritto tra i favoriti ai Golden Globes e agli Oscar. Staremo a vedere.