VON TRIER FOREVER – Il cinema danese prosegue il suo andamento lento e visivamente turbolento attraverso la filmografia di Lars Von Trier. Lui, il regista che meglio di tutti sa frullare ossessioni e passioni. Lui, il bizzarro che da dietro la macchina da presa stritola una passione con in braccio la sofferenza. Lui, il virtuoso in grado di illuminare un’idea in nome di chi sa il fatto suo. Gli appassionati ed estimatori del regista danese possono trasferirsi allo Spazio Oberdan fino al 25 febbraio dove è in corso la rassegna dal titolo Spazio Aperto: Lars von Trier.
PASSIONI E TEMI SOCIALI – Dancer in the dark (14 febbraio, ore 18.45), presentato all’edizione del 2000 del Festival di Cannes, è un bel miscuglio dove la musica nella testa della protagonista si realizza dietro la passione di questa immigrata cecoslovacca. Un cast di buona qualità, che è capeggiato dall’intramontabile Caterine Deneuve. Manderlay (16 febbraio, ore 19.00) è invece un manifesto sulla schiavitù negli Stati Uniti d’America raccontata da Von Trier in maniera originale e graffiante.
DALLA TV AL MELODRAMMA – Da non perdere è la lunga maratona dedicata a The Kingdom – Il regno (17 febbraio, ore 19.00) , splendida saga realizzata per la televisione danese, dove Lars von Trier non si risparmia nell’amalgamare horror, dramma, commedia e satira sociale. Il quarto lungometraggio della sua carriera, Le onde del destino (21 febbraio, ore 21.00), affronta il delicato genere del melodramma, affidandosi alla fotografia ipnotica di Robby Muller. Un passo strategico per ciò che concerne una scelta di stile o di pensiero, che srotola in questa presa di posizione: “Ho voluto girare un melodramma e sinceramente non capisco quelli che disprezzano i generi cinematografici: il genere rappresenta un linguaggio ed uno stile universale, e solo un linguaggio universale permette di parlare dei grandi temi come quello dell’amore o perfino di Dio”.
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