Il mio incontro con il cinema di Robert Bresson è avvenuto ai tempi dell’Università, in una piccola sala dinanzi ad un monitor di 29 pollici. Sono rimasto ipnotizzato e quando mi ha bussato la signora delle pulizie, ho rischiato per un pelo di restare chiuso dentro. Vi sarei rimasto volentieri e avrei continuato per tutta la notte a visionare, a far sì che quella “visione” al di là dello schermo mi facesse ritrovare il gusto e il piacere di fagocitare il cinema d’autore.
Fino al 16 ottobre c’è un’occasione davvero imperdibile al cinema Gnomo di Milano: nell’ambito del progetto Classici ritrovati, arrivano nella sala cinematografica di via Lanzone undici capolavori del cineasta francese, di cui otto restaurati da Lab 80.
Sappiamo poco forse sul restauro di una pellicola, ma siamo consapevoli di quanto sia necessario per riproporre un’opera d’arte, riportandola al suo splendore. Ogni giorno migliaia di pellicole si deteriorano, rischiando di finire per sempre nel dimenticatoio. Bresson inizia la sua carriera come pittore e fotografo. Il suo primo cortometraggio, Les affaires publiques, è del 1934, mentre nove anni dopo riesce a realizzare la sua opera prima La conversa di Belfort (16 ottobre, ore 16.00), basato sull’opera Jacques il fatalista di Denis Diderot.
Il programma accontenta anche i più esigenti: dal melodramma ispirato ad un bellissimo racconto di Diderot Le Dame du Bois de Boulogne (11 ottobre, ore 18.00 e 22.00) all’importante Diario di un curato di campagna (12 ottobre, ore 20.00), dalla tragedia di Mouchette (14 ottobre, ore 18.00 e 22.00), al racconto epico di Giovanna D’arco (15 ottore, ore 16.00 e 22.00).
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