In un quartire della periferia di Parigi, si trova la scuola elementare di Milana (Linda Doudaeva) e Blaise (Jules Rimanic). Lei è una bambina di origine cecena senza permesso di soggiorno, mentre il suo amico è un regolare cittadino francese. La rigida politica di rimpatrio dei sans-papiers rischia di interrompere l’amicizia fra i due compagni di scuola. Con l’aiuto di Blaise, la sorellina Alice (Louna Klanit) e la complicità di mamma Cendrine (Valeria Bruni Tedeschi), si proverà a far restare in Francia la piccola Milana.
I BAMBINI CI GUARDANO – Visto con gli occhi ingenui dei bambini, Romain Goupil in Tutti per uno (titolo originale Le mains en l’air) racconta un drammatico aspetto della vita polica francese. Un film che nasce per far conoscere le angosce dei clandestini e le ripercussioni sui loro figli, vittime innocenti del sistema. “C’è molto dibattito sul tema dei sans-papiers: ci sono alcuni che rivendicano la regolarizzazione per tutti, altri che la vorrebbero solo per gli stranieri integrati nella società francese e con figli che vanno a scuola. Volevo che nel film fosse presente l’eco di tale dibattito, con tanto di voci antipode”, dichiara il regista. Ed è così che succede sullo schermo: se Cendrine è la mamma “rossa” pronta a difendere i suoi ideali riformisti, il marito Rodolphe (Hippolyte Girardot) affronta invece con violenza l’argomento. Non è la politica che parla in questo film. Non è l’economia. È alla società civile che il regista vuol dare voce.
TRE PICCOLE CANAGLIE – Con la sigaretta sempre in bocca e i capelli arruffati, Valeria Bruni Tedeschi interpreta magistralmente il suo ruolo di mamma che, nonostante l’aspetto trasandato, trasmette una sconfinata dolcezza e una moderna femminilità scaturita dal suo forte senso materno. Sorprendenti le doti dei piccoli attori: Linda Doudaeva è una diva in miniatura; Jules Rimanic ha già il fascino del ribelle; Louna Klanit ha il dono del sorriso contagioso. “In alcune scene i bambini dovevano seguire il copione alla letterain altre erano più liberi. Spesso alla fine di una ripresa si mettevano a chiaccherare tra loro. Nel montaggio ho utilizzato anche queste situazioni, includendo le loro reazioni spontanee”, racconta Goupil.
NOMEN OMEN – Tutti per uno merita una generosa distribuzione nelle sale, perché con un linguaggio semplice porta alla luce un tema universale, senza cadere in banali discorsi idealistici. Solo una nota: guardando al titolo, continuo chiedermi con quale criterio vengo fatte certe volte le traduzioni o gli adattamenti. Magari l’intento era quello di ricordare i tre moschettieri, ma con un nome così è anche facile inciampare nei meandri in una pellicola beatlesiana. Per esempio avrebbero potuto chiamarlo Tetalat, nomignolo spesso pronunciato da Milana. Ormai les jeux sont fait. Da vedere, anche in famiglia. Al cinema dall’1 giugno.