Stupisce e spiazza Pedro Almodóvar con la sua nuova opera
La pelle che abito, nelle sale dal 23 settembre. Il cineasta non si adagia sugli allori e va ad affrontare un genere per lui inesplorato: l’horror. Niente drammi familiari vissuti da appassionate eroine come in Tutto su mia madre. Qui il protagonista è un Frankenstein contemporaneo di nome Robert, professione chirurgo estetico, il cui volto è quello insolitamente glaciale di Antonio Banderas. Un dottore folle, che sottopone ai suoi esperimenti il violentatore (o presunto tale) della figlia, fino a trasformarlo in una donna perfetta, Vera, somigliante alla moglie scomparsa.
Chi ha amato le femmine toste e sentimentali di Volver farà fatica a mandar giù i rapimenti, le follie, i suicidi e gli omicidi che costellano la trama de La pelle che abito. Amerà invece il ruolo interpretato da Marisa Paredes, quello della custode fidata della villa dove Robert tiene segregata Vera. Tocca a lei raccontare, con uno degli importanti flashback utilizzati da Almodóvar, il duro passato dell’uomo.
La pelle che abito, lo stile
Evitando virate splatter, Almodóvar preferisce insinuare nello spettatore disgusto e inquietudine attraverso un racconto per immagini “chirurgicamente freddo”. Tanto più aberranti sono i personaggi e le loro azioni, tanto più il regista spagnolo appare misurato nella costruzione delle inquadrature. Simili a quadri dipinti su pellicola, nell’asciuttezza dei dialoghi, nella cura dei dettagli. Facile fare paragoni tra il filmmaker e il suo personaggio: come Robert, anche Almodóvar è un creatore. Come Robert anche Almodóvar mette in scena la sua personale lucida follia, mai sadica né vana, unicamente volta alla creazione del prodotto, per il regista è il film, per il chirurgo è Vera.
Da questa lettura restano fuori le analisi su altri elementi del film: il desiderio di vendetta del medico, il tentativo ossessivo di ricreare la donna amata e tragicamente perduta. Ma pensandoci, ogni atto creativo non ha a che fare con il sentimento di rivalsa, di conquista, di amore? Questo è solo uno dei tanti nodi toccati dall’opera. Una delle tante riflessioni di una pellicola forse non sempre sotto il pieno controllo del suo autore, ma ricca di personaggi psicologicamente complessi e arditi.
Indizi d’autore
Per tornare alla trama, è giusto ricordare l’altra figura protagonista, quella di Vera: Robert cerca vendetta, ma anche lei farà altrettanto. Almodóvar offre allo spettatore una spia sullo sviluppo della loro relazione mostrandoci la donna intenta a leggere e a studiare Louise Bourgeois, una grande artista, che non a caso ha intitolato la sua biografia Distruzione del padre / Ricostruzione del padre. Infine, un ultimo appunto: il film si chiude su un terzetto di donne radunate sulla scena.
Non sarà che il “vecchio” Almodóvar ha voluto regalarci un indizio sul suo prossimo film?