Il Festival Latino-Americando è diventata una vera e propria oasi per fuggire dal calore, dallo stress e vivere full-immersion il mondo del Sud America. Non solo musica, eventi collaterali ed un mucchio di iniziative ma anche gastronomia. Sì, perché non dimentichiamo che i viaggi si fanno anche con il palato, con l’arte del gusto che attraverso il sapore di una specialità locale riesce a farci trovare un pezzo di storia. Mi viene in mente la grande lezione dello scrittore francese Marcel Proust, che inzuppando un biscotto in una tazza di una bevanda calda ritrova un flusso di memoria che avvolge il protagonista della sua sterminata Rechèrche.
Grazie alla brillante idea del patron della kermesse Juan José Fagiani, Milanodabere ha avuto l’opportunità di viaggiare attraverso il Sud America, gustando il meglio delle specialità gastronomiche latine cucinate apposta per l’occasione dai più pregiati ristoranti latini di Milano e dintorni.
Per l’aperitivo facciamo un salto in Messico dove stuzzico la fame con le celebri tortillas che immergo in diverse salse piccanti, tra cui primeggia la Guacamole Mixto a gusto d’avocado. Il paese di Sancho Panza prende forma quando sorseggio una fresca sangria messicana che non può che inebriarmi. In lontananza si intravede anche la Cuba di Fidel Castro con un refrigerante Mojto, la bevanda a base di rhum che ha reso famoso in tutto il mondo il locale dell’Avana la Bodeghuita del Medio. Tuttavia, una gentile senorita brasiliana mi invita ad immaginare una sterminata spiaggia di Salvador de Bahia e mi offre un bicchiere di Caipirinha, famoso cocktail superalcolico distillato dalla canna da zucchero. Tra un sorso e l’altro, penso alla musica di Caetano Veloso, Gilberto Gil e Toquino, ospite del Festival il 9 agosto.
A tavola all’appello ci sono ancora il Cile con le immancabili Empanadas, fragranti fagottini di pasta morbida cotti al forno e ripieni di carne e formaggio, nonché il Brasile con un piatto misto tipico dove si incontrano verdure cotte, fagioli neri e la Farofa, ovvero farina di manioca. Mentre il Perù cerca di sedurre il mio palato con un pastiche dove a farla franca sono olive nere, spicchi di uovo sodo e una cremoso impasto al gusto di peperone, Cuba si difende bene con un cocktail di gamberi, immersi in una salsa locale, e una buonissima aragosta che proviene direttamente dai mari del Sud America.
Tuttavia, lo scettro della serata culinare lo conquista l’Argentina con la sua impeccabile carne cotta a sangue che, accompagnata da un raffinato vino di Buenos Aires, avanza nella classifica di questo rendz-vous. “L’asado e gli altri tipi di carne contraddistinguono la cucina argentina – ci spiega Luigi Rossi della Griglieria Campo Argentino – poiché l’allevamento del bestiame consente di produrre tipologie di carni che mantengono un primato assoluto nella cucina di tutto il mondo”. Il nostro viaggio dei sapori si chiude con due dessert: un leggero budino di latte cubano e un assaggio di dolcetti cileni con una delicatissima crema.
A poco più di una settimana dalla chiusura del Festial Latino-Americando, ci sono davvero dati confortanti? I numeri del successo dell’edizione 2005 ci vengono confermati subito: “Fino ad oggi abbiamo avuto oltre 500.000 visitatori. Un dato eccellente – sottolinea Fagiani – che premia la qualità del nostro evento e tutto ciò che il nostro festival offre in termini di cultura, gastronomia, opportunità turistiche, momenti di grande svago. I ristoranti hanno sfornato circa 70.000 Kg di carni argentine, brasiliane e di ogni tipo, 3000 Kg di paella e altrettanti di aragoste. I bar hanno servito quasi 50.000 litri di birra, oltre 10.000 litri di rhum, quasi 10.000 Kg di frutta, 60.000 caffè e tantissima cachaça per la popolare caipirinha”.
Per chi vuole portarsi a casa il meglio della musica del festival, consiglio la splendida compilation ufficiale in cd Latinoamericando 2005 (Euro 7,90), che può essere acquistata in edicola in abbinamento al numero di luglio della rivista Latino! o direttamente dal sito della kermesse.
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