Saltellando da una sfilata all’altra si è conclusa il Fashion Week Milano P/E 2005.
In questo alternarsi di eventi e di grandi nomi si sono potute focalizzare le nuove tendenze.
La giornata del 28 settembre è incominciata con molto vigore; infatti si sono alternate sulle passerelle le donne di Alberta Ferretti, che propone un rigore stemperato da ricami e stampe indiane; in Blumarine di Anna Molinari, l’Africa orientale con i suoi colori e temi e la cultura Masai diventano un must; in Pucci viene esaltata una donna ricca e spensierata appartenente al jet set internazionale.
Il grande Giorgio Armani propone capi di alta sartoria in cui i richiami al Sol Levante nel esaltano la preziosità.
Le sfilate del 29 settembre sono state caratterizzate dalla femminilità della donna Burani, in cui la vita quotidiana si ferma per dare spazio a lievi digressioni nel mondo del sogno; Anna Molinari fa del 2005 l’anno in cui la donna può brillare di luce propria inserendo bagliori dorati sui suoi capi.
Lla parola d’ordine per Fendi è eclettismo, tra i capi proposti sono visibili riferimenti agli anni ’30.
In Prada l’età anagrafica scompare per un modus vivendi più libero, vezzoso e snob; un’eterna bambina capricciosa che spolvera vecchi giocattoli e li usa come segno della sua insistente puerilità.
Dsquared2 shakera trasgressione e gioco lasciandosi dietro la fanciullezza per un futuro di donna “agressiv”.
Giovedì 30 settembre è stata la volta di Moschino con le sue stampe animalier e floreali per un’estate all’insegna del gioco, mentre Max Mara, per i suoi abiti, usa una tavolozza di colori provenienti dalla flora e la fauna africana. Antonio Marras crea una collezione dove l’acqua lambisce l’isola della femminilità, sulle cui nuove dee cantano antiche storie di eroi.
La maison Gucci ha affidato la sua donna alla creatività di Alessandra Facchinetti (figlia del leader dei Pooh); la stilista continua la tradizione gucciana facendo del 2005 un anno di opulenza raffinata e di precisione certosina.
Soldato Jane in corsetto. Ispirato al film “Jane Soldier” con Deni Moore, la soldatessa di Colletion Privée per farsi strada negli spacci dell’esercito lo fa a suon di corsetteria. La location, lo studio di Massimo Bizzi, un grande open space o magazzino di un capannone, ha ospitato una passerella fatta da una impalcatura bassa a forma di U, su cui la corsetteria prende il sopravvento su di un’inesistente abbigliamento militar. A tratti la sfilata si è fatta ripetitiva e noiosa fino al colpo di coda della gonna fatta di corsetti che ha mandato tutti quanti a casa. E’ noto che l’ingresso alle sfilate sia spesso caratterizzato dalla ressa di gente, da Paola Frani oltre alla ressa mancava poco che ci fosse una rissa. Durante l’attesa tanti spintoni a quali si è sommata la beffa di chi veniva respinto dalla sicurezza. Senza polemizzare situazione, dobbiamo sottolineare che nonostante la location, l’antrone del palazzo Bovara, fosse graziosa, ahimè era angusta. Il titolo della sua sfilata è “Nessun luogo è lontano”: la donna del 2005 ama tanto viaggiare e spostarsi in località caldo-umide e lo fa con bags e abitini che richiamano la produzione martiniana; arrivata a destinazione, paesi sud-equatoriali, indossa capi leggeri dai colori caldi e avvolgenti e dalle stampe esotiche gia usate in passate stagioni.
di Leo Pedone
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