E dopo cantine aperte ecco le latterie aperte. Dai rubicondi nettari al candido frutto dei pascoli il passo è meno lungo di quello che potrebbe sembrare. Pertanto, cambio di prospettiva ma non di filosofia, quella che permette di valorizzare un’eccellenza del territorio grazie alla perfetta sinergia tra ambiente, storia e valori culturali che fanno da cornice.
LATTERIE D’APPENNINO – E’ ciò che sta accadendo in Emilia presso la Comunità Montana dell’Appennino Reggiano, grazie a un progetto che intende rivalutare le aziende produttrici di Parmigiano Reggiano coinvolgendole in un nuovo sviluppo turistico. I caseifici, quindi, come novelli poli di attrazione, oltre che consolidati presidi economici e sociali. Nella giornata di esordio e presentazione dell’iniziativa (il 24 giugno presso l’agriturismo Il Ginepro a Castelnovo ne’ Monti), l’ottimismo e la voglia di fare si sono fatti sentire. Quindici le latterie presenti, tutte distribuite fra le morbide colline. Quindici piccole cattedrali, come ha voluto sottolineare Leana Pignedoli, senatrice e presidente della comunità montana. Quindici nuovi modi per vivere un luogo e la propria identità attraverso la qualità. Edoardo Raspelli è parso solidale a un’idea tanto rivoluzionaria nel panorama alimentare: riconoscere la diversità come punto di forza. E se il Parmigiano realizzato sui monti già gode di un plus valore rispetto a quello di pianura (vuoi per l’aria, l’acqua e l’erba dei pascoli, vuoi per l’ambiente incontaminato in cui si svolgono le fasi di realizzazione), in più vi è la variabile dell’artigianalità a sublimare la differenza in magnificenza.
I TEMPLI DELLA BONTA’ – Questi i caseifici e le latterie coinvolti: Ca’ Talami, Sordiglio (biologico, produce tre forme al giorno di cui una utilizzando latte di vacca rossa), Minozzo, del Parco, di Migliara, San Giorgio, Madonna Pietra di Bismantova, del Cigarello, Garfagnolo, Selvapiana, del Fornacione, Casale di Bismantova, di Cavola, di Quara e di Cagnola. Quindici fucine che regalano un capolavoro genuino, nutriente e digeribile, da consumare al naturale, abbinato all’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia, o in ricette prelibate. Come quelle preparate per l’evento dallo chef Giuseppe Schipano, direttore della scuola Alberghiera e di Ristorazione di Serramazzoni: una lunga carrellata di leccornie riverenti sia la creatura dop sia l’ars culinaria locale.
UNA TERRA GENEROSA – Sinuose e lussureggianti, le montagne appenniniche invitano a un su e giù dolce e tranquillo. Tanto di cose da fare ce ne sono. Anzitutto, un giro in latteria per curiosare o acquistare, magari approfittando di una visita guidata, una degustazione o un concerto in calendario fino a ottobre (info: tel. 0522 717049). E poi via, per una landa ondulata dove la natura cela sentieri da percorrere a piedi o a cavallo o esibisce tutta la sua forza. Ne è esempio quella Pietra di Bismantova che domina il paese di Castelnovo ne’ Monti. Massiccio monolite di arenaria, continua a stupire per la sua imponenza tanto quanto sorprese il sommo Dante, che la cita nel IV Canto del Purgatorio con codeste parole: “Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova in cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli”. Gli appassionati di arte e storia possono invece avventurarsi fra i Castelli Matildici e le Corti Reggiane, con tappa d’obbligo a Canossa.
SOSTA RAFFINATA – Per dormire molte sono le possibilità ma uno è il consiglio: la Locanda da Cines (piazzale Rovereto 2, Castelnovo ne’ Monti, tel. 0522 812462), delizioso albergo con sole dieci stanze, curate e arredate con garbo. Qui si può scegliere se fermarsi per la notte (camera doppia 70 euro), fruire della pensione completa (63 euro a persona) oppure venire semplicemente per cena (prezzo medio 30 euro, vini esclusi). Lo chef patron Gianni Farinelli sa come conquistare gli ospiti: cucina regionale e stagionale ma creativa. Ecco allora cappellacci di ricotta di pecora, tortelli di mele con i funghi, gnocchi di patate con lardo di Patanegra, filetto con ciliege cotte nel vino rosso e dolci sublimi: torta di mele calda, bavaresi alla frutta, torta di tagliatelle, zuppa emiliana (con marmellata di amarene) e istrice (crema al burro messa a strati con amaretti imbevuti nel caffè e nel rum).
PIT STOP GOLOSO – L’Emilia va lasciata a bocca piena. E cosa c’è di meglio di un piatto di tortellini fatti in casa prima di prendere al via del ritorno. All’Osteria del Gallo (Compiano di Canossa, tel. 0522 876446, prezzo medio 20 euro) li fanno in innumerevoli varianti: zucca, bietole e spinaci, patate, carciofi, rucola, basilico, ortiche, noci e ricotta, trevigiana, verza, cavolfiore, melanzane e aglio, patate e prezzemolo. Naturalmente non mancano le tagliatelle (anche in foggia vegetariana) e fragranti dessert fatti in casa come la torta di pane e cioccolato e quella di mele, la zuppa inglese, i baci di dama, i biscotti alle mandorle e la vellutata crema alla vaniglia.
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