Gli Spyro Gyra catalizzano l’attenzione già dal nome stravagante, nato grazie ad un errore di ortografia del termine “spirogira”, proposto dal sassofonista Jay Beckenstein per una reminescenza dal Liceo. Il nome del gruppo, nato nel 1974, è presto divenuto sinonimo di eccellenza nell’ambito della jazz-fusion contemporanea, per i sapienti intrecci che la band attua muovendosi attraverso i ritmi R&B, caraibici, pop e jazz.
Dagli anni ’80 la loro popolarità non ha mai smesso di crescere, entusiasmando sempre in ogni parte del mondo, come si è potuto constatare nelle date tenute al Blue Note di Milano, dal 21 al 26 settembre.
L’energia trasmessa dal gruppo è stata esplosiva. Avete mai visto qualcuno suonare due sassofoni contemporaneamente? Io no, prima di ieri…ma Jay Beckenstein c’è riuscito, durante l’acclamatissimo bis di fine concerto, suonando il sax contralto assieme a quello soprano e non smettendo comunque di “ballare”.
L’altro capostipite del gruppo è Tom Schuman, che con le sue tastiere ha orchestrato il tutto creando atmosfere ai confini con la psichedelia e la colonna sonora di un film.
Grande verve anche per il chitarrista Julio Fernandez, dal suono caldo e variegato nelle sue performance di accompagnamento e solistiche.
Largo spazio dedicato pure al virtuoso Scott Ambush che col suo basso si è sbizzarrito in un solo tipicamente funkeggiante, ispirato al celeberrimo bassista Victor Wooten.
Infine non è stato da meno il batterista Joel Rosenblatt che con l’uscita di scena degli altri elementi ha dato la sua parte, all’insegna della poliritmia e dell’improvvisazione.
Dunque concerto corposo e frizzante per gli Spyro Gyra, con un occhio puntato sempre sulla musica del presente e sulle sperimentazioni futuristiche.
di Melissa Mattiussi
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