DALLA A ALLA B – C’era una volta, appena un anno fa, la possibilità di aprire un locale utilizzando due licenze. La prima, la A di Ancona, consentiva la ristorazione, mentre la seconda, la B di Beirut, permetteva la somministrazione di alcolici. Nell’era della globalizzazione, età della storia in cui gli uomini si sposano con gli uomini, le donne con le donne (mentre le unioni etero sono sempre più sinonimo di divorzio), e tutto si fonde in unico magma incandescente che fa tremare la terra (la natura ci sta forse comunicando qualcosa?), anche le licenze non hanno potuto sottrarsi alla loro individualità ma sono state fuse in una tipologia unica. O meglio, chi abita ad A-ncona è anche cittadino di B-eirut, cioè un ristoratore può anche somministrare alcolici; se si ha la B, invece, non implicitamente si ha la A. La licenza B è la più diffusa.
LA C – Esiste, poi, un’altra licenza, C di Cagliari, detta anche “concertino”, necessaria per quei locali che desiderano fare musica. E’, per intenderci, quella delle discoteche, ed è soggetta ad una regolazione molto severa legata alle norme di sicurezza.
CHI COMPRA PAGA – Un altro dettaglio importante è che nel centro le licenze sono contingentate, ossia non se ne possono avere di nuove, si può solo acquistarle da altri, invece fuori dalla cerchia dei Navigli è possibile prenderne di nuove. “Non ci sono variazioni di prezzo rispetto a prima. Quello che incide è l’avviamento di un locale. Se si eredita un locale storico, si può dormire sonni relativamenet tranquilli. Altrimenti i costi sono molto alti. Se un bar fattura al giorno 1.600,00 Euro, il suo valore d’acquisto sarà di circa 600.000,00 Euro. Per i locali notturni, che hanno oscillazioni di guadagno di maggiore rilievo, questa proporzione non vale.” (Michele Smaldone, proprietario del “Volo”)
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