Se il Griso era un bravo, lui è uno bravo per davvero. Antonino Messina, ventinove anni, origini trapanesi e una nuova avventura nel Lecchese, è il giovane chef alla guida del ristorante il Griso di Malgrate e del neonato Griso Bistrot, sito all’ultimo piano dell’hotel che li ospita entrambi, con splendida vista sul Lario. Un luogo elegante e al tempo stesso informale questo bistrot, scandito da linee pulite, grandi vetrate e arredi dalle tonalità calde. Un ambiente rilassante, perfetto per una serata stemperata dal morbido cullare dell’acqua.
UN SICILIANO A LECCO – Il sole, Antonino ce l’ha nel cuore. Ma lo mette anche nelle sue ricette, spesso capaci di sposare i sapori di Sicilia a quelli delle altre regioni italiane. Sempre con piglio creativo. Del resto, il suo curriculum stellato conferma una lunga esperienza nei migliori ristoranti della Penisola: dal San Domenico di Imola al Flipot di Torre Pellice, dal Duomo di Ragusa Ibla al Paolo Teverini di Bagno di Romagna fino al Malga Panna di Moena e al Perbellini di Isola Rizza. Una cucina fatta di passione e perfezione la sua, con slanci fantasiosi che tengono sempre d’occhio qualità delle materie prime e stagionalità. La forza dei suoi piatti? Sta nel gioco di cromie, di consistenze e di cotture diverse: dal vapore alla padella, passando da griglia e spiedo.
LA TIPICITÀ È SERVITA – Più semplici, rispetto a quelle del Griso Gourmet, le proposte del bistrot hanno la prerogativa di un maggiore legame con i territori lecchese e valtellinese. Ecco allora la bresaola con gocce di limone e misticanza; i tagliolini con ragù di missultin; il lavarello al burro e salvia con patate e timo; la tagliata di bue con rucola e champignon; e il galletto della Valle Spluga arrosto con puré di patate. Anche se poi, qualche incursione ittica non manca: pesce spada affumicato con arance e finocchi; e sushi mediterraneo, ovvero cubi di riso (bianco, allo zafferano o al pomodoro) con gamberi e agrumi, caponata di melanzane e branzino, cozze e tonno crudo nonché rotolino di bieta con ripieno di orata. Da accompagnare ai buoni vini bianchi e rossi (alcuni al calice) e da suggellare con i dessert al carrello. Da provare? La panna cotta con liquirizia e cioccolato; la crema al mascarpone con mandorle; e la mousse al cioccolato al latte con gelatina al mango.
GUSTOSI SCONFINAMENTI – Ogni mese, a fianco della carta, appare anche un menu regionale. Anzi due, a prezzo fisso, per offrire la possibilità di degustare le specialità dei diversi territori italiani. A marzo tocca alla Valle d’Aosta, a ritmo di carbonade con polenta, fonduta, lardo d’Arnad e ravioli di brasato al sugo di arrosto. Poi seguono le altre lande: ad aprile la Puglia (con sauté di cozze alla tarantina, orecchiette con cime di rapa e vongole, casseruola di polipetti in umido e cartellate) e a maggio la Campania. Come seguono alcuni incontri enogastronomici tenuti in collaborazione con Atelier del Gusto, ogni volta dedicati all’eccellenza. Sublimata nell’accostamento fra grandi nettari e grandi manicaretti.
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