L’a.d. del Bon Wei analizza il duro momento che sta vivendo la comunità cinese a Milano. I ristoranti soffrono. Ma non solo loro
Paolo Sarpi deserta. Ristoranti asiatici semi vuoti. Paura del cinese diffusa. Episodi inqualificabili. E la gente che si allontana dai cinesi per paura di essere contagiata. La Milano cosmopolita, favorevole all’integrazione, aperta a tutto e tutti, si trova in difficoltà a reggere il peso della sua nomea. Per lo meno in questo momento delicato e di forte apprensione, messa a nudo dagli effetti ‘sociali’ del coronavirus. A confermarlo è Le Zhang, amministratore delegato del Bon Wei, tra i più apprezzati ristoranti cinesi a Milano, che conferma il disagio che lui e i suoi connazionali stanno vivendo in questi giorni concitati e confusi. Contatto ci ha descritto una situazione decisamente problematica.
Anche a Milano si parla di ristoranti cinesi quasi vuoti, è così anche per il Bon Wei?
Inevitabilmente il calo che stiamo registrando in questi giorni è forte e se nel fine settimana riusciamo ancora a riempire il locale, da lunedì a giovedì le presenze sono drasticamente dimezzate. Diciamo che i nostri clienti storici non ci hanno ‘tradito’, mentre di nuovi non se ne vedono molti.
Avete assistito a qualche episodio increscioso?
Purtroppo sì, proprio alcune sere una famiglia di italiani, padre, madre e due figli, si sono alzati e se ne sono andati nel preciso istante in cui, al tavolo accanto al loro, si è seduta una coppia di cinesi.
Così, senza motivare il loro gesto?
Si sono limitati a dire che si erano sbagliati di ristorante e uscendo hanno anche aggiunto un timido ‘scusateci’. Sono gesti che ci feriscono molto e purtroppo abbiamo notato anche in altri clienti italiani un leggero disagio quando si trovano vicino a dei cinesi. C’è chi lo manifesta di più e chi meno.
Il cibo non è un veicolo di contagio, come sostengono e affermano i medici. Eppure c’è chi la pensa diversamente…
Colpa delle numerose notizie false che circolano. Per questa ragione cerchiamo il più possibile di parlare con i clienti al tavolo e rispondiamo a tutte le loro domande. Alcuni giorni fa ci ha fatto molto piacere accogliere Enrico Mentana al Bon Wei. È venuto a trovarci perché ha voluto dare il buon esempio e dare a tutti noi un messaggio di solidarietà. Un gesto molto apprezzato anche quello di alcuni giorni fa copiato da una rappresentanza del Comune di Milano che è andata a pranzare in una ristorante cinese in Via Sarpi.
Le vostre materie prime da dove provengono?
Il pesce è quasi tutto acquistato presso fornitori italiani, mentre per la carne andiamo alla ricerca dei tagli più pregiati affidandoci ai migliori allevatori sparsi in Europa. Anticipo la sua inevitabile domanda: non compriamo nulla dalla Cina che non siano le classiche spezie come, per esempio, pepe nero, peperoncini essiccati, curry o polvere di satè.
Girando per Milano voi cinesi avvertite una sensazione di disagio?
Sì, è davvero brutto sentirsi alcuni sguardi delle persone che esprimono timore. Proprio alcuni giorni fa la mia fidanzata, che è cinese ma nata a Milano, mi ha raccontato di essere entrata in metropolitana e notato che nessuno voleva sedersi accanto a lei. Penso siano episodi sporadici, però ci sono. È poi impressionante fare in giro in questi giorni in zona Sarpi: è deserta, in giro trovate solo i miei connazionali. Proprio a Chinatown il timore del coronavirus sta colpendo pesantemente le attività dei commercianti della zona. La situazione è molto grave dal punto di vista lavorativo.
La vostra comunità ha paura del virus?
Come tutti, anche perché alcune persone sono tornate in questi giorni dalla Cina. Ne parliamo tra noi, siamo in contatto con i nostri referenti, che sono principalmente il Consolato Cinese e Francesco Wu (leggi qui l’intervista rilasciata al nostro magazine alcuni giorni fa). Siamo allarmati, ma cerchiamo di rimanere razionali.