“Se ami l’Africa e le sue bellezze impara a conoscerle, riconoscerle e proteggerle“. Davide Bomben ha preso alla lettera gli insegnamenti di suo padre Renato, fondatore del prestigioso tour operator Il Diamante, che per primo l’ha avvicinato e guidato alla scoperta dell’Africa. Non solo. Ne ha fatto una regola di vita. Oggi è Presidente di AIEA, l’Associazione Italiana Esperti d’Africa, coordinatore generale della formazione per l’African Field Guides Association e per l’AIEA stessa, istruttore capo della Poaching Prevention Academy, Marketing & Africa Area Manager de Il Diamante e tanto altro ancora….
Che cosa rappresenta per te AIEA?
“All’inizio AIEA era solo un gruppo di amici accomunati da un solo intento: parlare d’Africa e sentirsi in safari anche al bar sotto casa. Poi AIEA, come i suoi fondatori e soci, si è evoluta, è cresciuta. Abbiamo perso vecchi amici che si sono allontanati dagli aspetti più puri del volontariato e soprattutto dal concetto cardine che ci contraddistingue: “Tutti per AIEA, AIEA per tutti”. Proprio come tutte le specie, anche l’associazione si è evoluta e ora è in una fase di grande fermento. È è la somma delle personalità del team direzionale, è la grandissima competenza dei suoi membri Expert (con almeno dieci anni di vita “africana”) e dei suoi membri Specialist, potrei definirla un ecosistema di persone e pensieri, di progetti ed esperienze che ci fanno vivere al meglio il grande sogno africano. Oggi AIEA è alla base della mia attività personale e professionale, ne definisce le fondamenta e ne delinea le linee guida per il futuro. Nel mio lavoro di responsabile dei tour guidati per il tour operator italiano leader nei safari ecosolidali, l’associazione è la quotidianità. In qualità di direttore della formazione AIEA utilizzo i protocolli formativi e la mia esperienza come guida (da 16 anni ormai) per formare il mio team (quasi 40 guide in 7 Paesi africani) condividendo con loro conoscenze scientifiche e la passione per l’Africa. Nella mia vita personale, oltre alla mia splendida moglie ed al mio cucciolo, AIEA è tutto. Attraverso i corsi di formazione per guide, i progetti di salvaguardia delle specie a rischio, le lezioni universitarie, le serate culturali e le nottate a scrivere libri, manuali e protocolli per la formazione. Senza dimenticare i viaggi-studio per approfondire le conoscenze sulla Natura africana ed i corsi annuali per addestrare le unità di prevenzione al bracconaggio”.
Quali sono state le tue esperienze più significative in Africa?
“Ogni istante speso in Africa accompagnando ospiti italiani rappresenta un momento memorabile: vedere nei loro occhi lo stupore per aver sentito ruggire (spesso in realtà sbadigliare) un leone, sentire sulla pelle il tiepido calore del sole all’alba, percepire e saper riconoscere i “suoni” della savana e condividere tutto questo con chi ha deciso di conoscere l’Africa è una delle sensazioni più belle che una guida possa vivere e provare. Ma ricordo anche altre esperienze decisamente più avventurose: penso alla mia prima missione per radiocollarizzare gli elefanti nel Kruger; al primo leone collarizzato in Sudafrica; al primo rinoceronte microchippato in Namibia ed ancora ai primi licaoni trasferiti in Botswana. Recentemente ho avuto la grande fortuna di ricevere i ringraziamenti dal direttore di una riserva namibiana che, dopo un corso di formazione alle sue unità antibracconaggio, uno dei suoi ragazzi è stato salvato dall’attacco di un rinoceronte grazie alle procedure di pronto soccorso remoto che avevano appreso durante il training. Ma momenti indimenticabili sono stati anche i sorrisi dei bimbi degli orfanotrofi dove ho portato il mio aiuto e quello di Aiea, piccoli che ci ringraziavano per un pasto equilibrato e proteico che davamo loro, oppure per i pochi giocattoli che potevo portargli. L’Africa regala ai suoi figli (io così mi reputo poiché sono stato concepito in terra africana) le emozioni più grandi”.
Cosa ti ha avvicinato all’Africa? Alla natura, agli animali?
“Non va dimenticato che sono figlio d’arte, mio padre Renato è fondatore e titolare de Il Diamante, lui mi faceva da guida personale quando ero piccolo (il mio primo viaggio l’ho fatto a 2 anni e mezzo). Lui mi ha trasmesso la passione per l’Africa, mi ha portato nei safari (tutti gli anni dai 3 anni), lui mi portava in Africa per un mese l’anno fino a che a 19 anni mi sono trasferito in Namibia ed ho iniziato a lavorare stagionalmente prima come traduttore e poi come guida professionista. L’incontro con la Natura africana è stato il consolidamento di un amore profondo, un testimone che mio padre mi ha lasciato ma con un importante monito: “Se ami l’Africa e le sue bellezze impara a conoscerle, riconoscerle e proteggerle“. Ho preso le sue parole ad esempio di vita ed oggi dedico la mia professione ed il mio tempo libero a fare questo: studiare, condividere e proteggere la mia seconda patria, mia nuova Terra”.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere il cammino che stai percorrendo?
“Oltre a mio padre e al mio fortissimo amore per l’Africa e la sua Natura, uno degli incontri più importanti che hanno segnato la mia vita professionale e personale è stato quello con Dave van Smeerdijk, quando dirigeva l’ufficio Wilderness Safaris in Namibia. Mi fece il colloquio per diventare guida Wilderness in Namibia: è l’azienda che tutte le guide sognano di avere come datore di lavoro. Mi scelsero e venni formato ai massimi livelli, arrivando a conoscere ed amare non solo la Namibia, dove ho vissuto per molti anni, ma l’intera Africa Australe. Diventare guida Wilderness significa studiare le materie tipiche del guiding a livello universitario e soprattutto imparare a rispettare e voler difendere il patrimonio naturale che noi guide chiamiamo “ufficio”. In seguito incontrasi Andreas Liebenberg che mi seguì nella formazione di ranger e operatore anti bracconaggio. Il cerchio delle mie conoscenze si chiuse con l’incontro con persone meravigliose ed uniche come Ray Carson e Damien Mander (ex corpi speciali australiani impegnati nell’antibracconaggio in Sudafrica e Zimbabwe), Roger Wake (ex corpo speciale del SAS inglese), Adriaan Louw (il più famoso docente in Wildlife sudafricano) ed infine il mio attuale direttore generale in AFGA, Mark Stavrakis, che mi ha scelto per coordinare la formazione dell’African Field Guides Association. A loro, ma in primis a mio padre, devo la passione per l’Africa e per la sua Conservazione. La nascita del mio cucciolo, Leonardo, mi ha reso inoltre ancora più protettivo e fiducioso che tutti i “cuccioli d’uomo” possano ammirare un giorno la meraviglia della Natura africana”.
Quali sono i risultati più importanti che hai ottenuto con il tuo impegno?
“Come guida di safari il fatto di essere l’unico italiano inserito nella rosa delle guide Wilderness Safaris. Come docente per safari guides, di essere coordinatore della formazione AFGA e che i miei manuali vengano tradotti in inglese ed utilizzati per la formazione di altri aspiranti guide di molti paesi, compreso il Kenya dove la Kenya Professional Safari Guides Association ha ufficialmente riconosciuto AIEA come organismo formativo e certificatore. Come operatore di prevenzione al bracconaggio, sapere che molti miei colleghi adesso hanno maggiori competenze e conoscenze per fare al meglio il loro impegnativo mestiere. Ad esempio sapere che Kapona JR, che lavora in Namibia per la protezione dei rinoceronti in una riserva privata, nonostante l’incornata di una femmina di rinoceronte nero, è sano e salvo perché i suoi compagni hanno usato correttamente le procedure di soccorso remoto mi rende davvero felice, un risultato eccezionale. In Italia sono contento che centinaia di persone ascoltino i miei racconti “africani” e si appassionino a quello che facciamo: la condivisione è un valore alla base dell’attività di guida e condividere le meraviglie dell’Africa secondo me è un onore”.
Come è nato il sodalizio con Wilderness Safaris?
“Wilderness Safaris è stata la mia scuola e palestra, da Wilderness ho imparato quasi tutto quello che conosco come guida. Dal gennaio 2013 la Wilderness Training Department Namibia userà i protocolli formativi che, in quanto coordinatore formazione AFGA, ho stilato e creato. Sapere che presto le nuove guide Wilderness potranno studiare sui miei manuali mi rende davvero orgoglioso ed onorato. Da due anni le guide overland che Wilderness usa per i tour de Il Diamante sono da me formate e certificate e questo ha reso sempre più affidabile il risultato e la soddisfazione degli oltre mille ospiti che il Diamante manda in Namibia annualmente. Inoltre il Diamante è socio Wilderness Safaris nonché suo principale cliente a livello mondiale, pertanto sia il lavoro nel turismo sia quello come formatore di guide si indirizzano verso le stesse realtà”. Quali sono i progetti più importanti che state seguendo in questo momento? “Per quanto riguarda la formazione delle guide sicuramente stilare i protocolli panafricani di più Paesi. È un lavoro lunghissimo, usiamo i nostri manuali come matrice e studiamo quelli delle altre organizzazioni per capire dove alzare e dove abbassare il livello. Un compito complesso che mi è stato affidato dal direttore generale AFGA che mi assorbe per svariate ore tutte le sere. Inoltre la stesura dei manuali è sempre impegnativa, soprattutto perché adesso sono in molti a controllare i nostri lavori. Per quanto riguarda la conservazione, siamo invece super impegnati nella formazione delle unità antibracconaggio di quattro Paesi per un totale di oltre 10.000 km di territorio e circa 120 operatori. Oltre a questo ci sono i controlli costanti sui progetti che sponsorizziamo, Aiea si è impegnata a controllare e certificare i progetti supportati da Onlus italiane in Africa, un compito spesso più complesso della stessa raccolta fondi”.
Come possono i turisti aiutare/sostenere i vostri progetti?
“Sicuramente scegliendo uno dei viaggi che contempli il pernottamento/visita di una delle riserve e/o centri dove ci sono i nostri progetti. Inoltre scegliendo un viaggio accompagnato da una delle nostre guide che cedono parte del loro emolumento alla borsa di studio AFGA per la formazione di giovani locali che non possono permettersi di seguire le accademie locali, spesso molto costose”.
Quali sono i progetti per il futuro?
“Noi di Aiea amiamo seguire e percorrere le vecchie strade. Continueremo a supportare i tre centri per l’infanzia (in Sudafrica, Namibia e Tanzania) oltre a supportare le organizzazioni che da anni certifichiamo e seguiamo. La formazione è il cardine della nostra attività quindi continueremo con i corsi di formazione teorici in Italia e pratici in Africa per aspiranti guide di safari, realizzeremo una serie di corsi per agenti di viaggio ed addetti al turismo sui Paesi africani più importanti e conosciuti oltre a lanciare i nuovi corsi di fotografia naturalistica in collaborazione con il Parco Natura Viva di Verona. Ovviamente è prioritario il supporto alle unità antibracconaggio in Africa, con corsi di formazione e raccolta fondi per acquisto di materiali ed equipaggiamenti”.
Dove vorresti arrivare?
“Einstein diceva che esistono più stelle nell’Universo che granelli di sabbia in tutti i deserti della Terra. Nonostante questo a me basta continuare a visitare i luoghi naturali che rendono così unico il nostro Pianeta rispetto agli altri otto del Sistema Solare. Professionalmente sono davvero appagato, gestisco guide e tour in molti Paesi africani godendo della stima dei miei collaboratori italiani e africani, inoltre adoro quello che faccio. Come presidente Aiea e coordinatore della formazione Afga ed Aiea mi piacerebbe iniziare a parlare di formazione anche in paesi definiti “minori” per il turismo italiano, come Zambia e Zimbabwe (terrò un corso in questo stupendo Paese a maggio), magari anche in Rwanda ed Uganda, Paesi che adoro e che mi piace visitare anche come semplice “turista” perché offrono spettacoli davvero unici. Il mio direttore Mark è arrivato ad insegnare anche in Niger, io spero di arrivare presto in Congo e, perché no, magari anche in Angola”.
Che cosa senti di non aver ancora (ammesso che ci sia!) fatto per proteggere e tutelare gli animali africani?
“Un mondo di cose ahimè! ma sono giovane ed ho ancora tanta energia e volontà. Fra queste non mi sono mai macchiato del reato peggiore che esista in Africa: la corruzione. Spesso quando ci chiamano per occuparci della formazione delle unità antibracconaggio veniamo avvicinati da “facilitatori” che dovrebbero agevolarci ad ottenere visti e permessi, ma che spesso sono più interessati a mettere in tasca qualche soldo facile. Il nostro atteggiamento integerrimo ci ha spesso sbarrato la strada in Africa, tenendoci lontano da alcuni Paesi chiave. Per fortuna oggi le Ong e le organizzazioni come Aiea e PPA sono numerose e molti Paesi si sono dotati di team di trainers altamente qualificati che operano internamente. La più famosa di queste organizzazioni è gestita da un caro amico australiano, Damien Mander, direttore della International Anti Poaching Foundation, organizzazione supportata e rappresentata in Italia da AIEA che si occupa di formazione delle unità anti bracconaggio in Zimbabwe”.
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