16th

Luglio

Su e giù per i Colli Berici

Sopra e sotto. Grotte e vigneti. Agriturismi e cantine. Stalle e stelle. Salgono e scendono i Colli Berici. Nelle viscere della terra vicentina. Per poi risalire e rivedere il sole. Sfoggiando bellezze architettoniche che fan della candida pietra virtù. Inebriando l’anima con rubicondi vini. E seducendo il palato con pietanze green e genuine. Un viaggio fra il bianco, il rosso e il verde. Da vivere in un weekend polisensoriale. Per ascoltare la voce della vicentinità. Espressione verace dell’italianità.

BIANCO OSSERVARE – Lei è duttile, plasmabile e facilmente modellabile. Ma, al contatto con l’aria, si fa dura e duratura. Ben lo sapeva Andrea Palladio, che la scelse (insieme al marmo dell’Altopiano di Asiago) per costruire dimore passate alla storia, come Villa Almerico-Capra, detta “La Rotonda”, sintesi d’armonia, perfezione e geniale intuizione. È la pietra bianca di Vicenza, figlia dei sedimenti e dei fossili di un mare che, milioni di anni fa, qui regnava sovrano. Una materia volitiva ed eclettica, perfetta sia in campo edilizio sia in quello scultoreo. A dimostrarlo ancor oggi? Francesco Rugiero, in arte Sgorbia. Il che la dice lunga sulla sua assoluta abilità nel maneggiare lo scalpello convesso. Grazie al quale, nel suo laboratorio di Lerino di Torri di Quartesolo, dà vita a creazioni uniche, frutto di precisione manuale e di oniricità mentale. E per scovare dove si cava la pietra? Bisogna andar giù. Nelle grotte. Come quelle di Costozza, in cui si trova persino una fungaia. Oppure in quelle raggiungibili con un trekking soleggiato. Pardon, someggiato. Ovvero arricchito dalla presenza degli asinelli Paco e Febo, placidi compagni di un cammino organizzato dalle esperte guide naturalistiche della cooperativa I Berici. Un percorso (di poche ore o di più giorni) che inanella sentieri erbosi e sassosi, sfiorando il Lago di Fimon, il più antico del Nord Italia, con i suoi 180mila anni di vita. Per poi giungere laddove la luce cede il passo al buio e il caldo alla frescura (meglio portar con sé pila e maglioncino): le antiche priare. Oscure testimoni del paziente lavoro di estrazione praticato dall’uomo. Mentre i covoli dell’Eremo di San Donato, sorta di “cunicoli” scavati nella roccia, rammentano l’erosione del tempo, dell’acqua e del vento.

ROSSO SORSEGGIARE – Ed è vicino a queste “cavità” che Barbara Cambiasi conduce l’agriturismo Monte degli Aromi. Oasi di orti e frutteti, di ozio e letizia. Di travi in legno che giocano con pavimenti in cotto e gialla pietra di Nanto. Pronta a rifinire gli interni delle sei camere (di cui due mansardate), intitolate alla natura: Artemisia, Asperula, Mirto, Camellia, Ginepro e Giunco (da 40-50 Euro a testa, in doppia con colazione). Mentre il mattino si fa goloso e rouge, fra confetture alle ciliegie, ai lamponi, ai ribes e alle more di gelso. Complici bio di crostate, sfoglie di mele e zenzero, biscotti e pani a pasta madre con uvette, mandorle e canditi. E da bere? Un rigenerante succo d’uva. Che non dimentica di cambiar veste e di venerare Bacco. Sublimando in Tai Rosso, nettare-vessillo del territorio, tutelato dal Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza, nonché valorizzato dalle cantine locali. Eccolo dunque in declinazione rubina, dal tannino delicato e dal retrogusto ammandorlato. Figlio del vitigno autoctono tai rosso, parente del cannonau sardo, del grenache francese e della garnacha spagnola, ma vicentino doc. Ottimo a corredo di leccornie in red come la Soprèssa e il Prosciutto Veneto Berico-Euganeo dop. E da sorseggiare davanti a un panorama spettacolare nell’azienda Colle di Bugano, a Longare. E se lo si volesse provare in foggia rosata? Basterebbe assaggiare quello della maison Piovene Porto Godi. Che, nel bel borgo di Toara, lo produce pure in versione riserva: il Thovara, affinato nella suggestiva ex ghiacciaia-barricaia. Riserve biologiche fa invece l’azienda Pialli, in quel di Barbarano Vicentino, cuore classico del Tai Rosso. Mentre le tre sorelle Lara, Katia e Patrizia, fra i loro Vini Cris (sta per Cristoferi) ne vantano una tipologia rosé spumantizzata, da poter acquistare nella sede di Lonigo. Dove nasce pure il Tai Rosso Passito. Il cui nome è Anna e porta la firma della cantina Rezzadore.

VERDE ASSAPORARE – E sempre a Lonigo brillano le due stelle Michelin del tempio dei fratelli Portinari: La Peca. Ovvero l’impronta. Quella che chef Nicola e sommelier-pâtissier Pierluigi lasciano nella memoria di chi si accomoda nel soffuso salotto che guarda le colline e la Rocca Pisana. Ma anche l’orma di una tradizione perseguita nell’ottica di una continua evoluzione. È così che i bisi (piselli) di Lumignano si svelano in crema, per accompagnare un baccalà mantecato e una cialda di mais Marano; e in clorofilla, per tingere di verde un nido di capelli d’angelo. E le canoce? Scendono in campo fra insalatina di tarassaco, spinacino, bietola e rapanello. Mentre un sorbetto green di acetosella duetta con spremuta di pomodoro all’extravergine dei Berici, tartufo nero, pan biscotto e tondi tartufi di carne cruda dal cuore di capasanta. Per un’attrazione fatale fra terra e mare. E per assaporare un ottimo baccalà alla vicentina con polentina? Si deve andare a Castegnero (paese celebre per le ciliegie) ed entrare all’Antica Trattoria Al Sole. Uno dei sette ristoranti (gli altri sono Zamboni, Penacio, Isetta, Toni Cuco, Primon e Piccolo Mondo) de Le Buone Tavole dei Berici, il gruppo-ambasciatore di una tipicità riletta con originalità. Invece, per gustare la magia di un solstizio d’estate è bene affidarsi a maestro Amedeo Sandri e a chef Davide Pauletto de Le Vescovane, a Longare. Pronti render radioso un riso di Grumolo delle Abbadesse, cucinandolo con peperoni, pomodori, carote e zucchine. E servendolo in un’antica casa colonica con torre del Quattrocento, incorniciata da quindici ettari di bosco, uliveto, vigneto, orto e aia. A cui si aggiungono prato e piscina. Dove rilassarsi un po’. Per poi proseguire sulla via della rigenerazione, sperimentando il percorso tutto sale, acqua e vapore del centro benessere Mom, a Brendola. Dove l’ospite viene condotto per mano lungo un sentiero purificante. In cui non manca il riequilibrante stone massage. Con olio aromatico e pietre. Calde, nere e levigate.

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