Sesso, droga ma niente rock'n'roll per i protagonisti di Shopping&Fucking. Anzi, musica pop, visto che lo scrittore inglese Mark Ravenhill ha deciso di chiamare i protagonisti della sua opera più sfacciata volutamente come i Take That: Mark, Robbie e Gary. Nella drammaturgia poi c’è anche una ragazza e niente paura, si chiama Lulu, proprio come Lulu Kennedy-Cairns, la cantante scozzese con cui la boyband ha duettato in Relight my fire. Scelta curiosa perché c'è davvero poco di pop in questo spettacolo, uno degli ultimi della stagione in corso del Teatro Elfo Puccini (fino al 29 giugno).
Estremo nel testo e minimal nella scenografia, Shopping&Fucking è uno show dell'abuso (della droga, del corpo e del consumo) che grida un messaggio disperato al pubblico. Il ménage à trois già sul palco quando lo spettatore prende posto in sala, tra due maschi e una femmina, rievoca le scene di The Dreamers di Bernardo Bertolucci, ma molto più strong, in cui nulla ha una spiegazione precisa: amore, erotismo, orientamento sessuale, niente è definito. Conta solo il denaro e tutto ha un prezzo, persino i sentimenti. Quello che accade agli attori (davvero talentuosi), tra corpi nudi e massima aggressività verbale, rappresenta perfettamente la violenza sfrenata del consumismo che qui è portato agli eccessi ma, inevitabilmente, ci influenza. Schiamazzi e giochi perversi, poi, rendono bene l'idea delle conseguenze: una vita piena di giornate come quelle dei personaggi, vuote, disperate e irritanti, proprio come le puntate del Grande Fratello che trasmette la TV.
Uno spettacolo da vedere, esplicito e selvaggio, talmente diretto che, una volta usciti da teatro, non si può fare a meno di postare su Twitter che l'Elfo Puccini ha fatto centro. E questo desiderio conclusivo, forse, rende Shopping&Fucking ancora più attuale.