A due anni di distanza dal primo Sex and the city, ecco il sequel delle vicende di Carrie e socie
Sono solo canzonette, cantava qualcuno. Qualcosa del genere andrebbe ricordato anche mentre ci si appresta a vedere Sex and the city 2. A due anni di distanza dal primo lungometraggio tratto dalla serie tv cult, che pure aveva diviso i fedeli spettatori del piccolo schermo, ecco il sequel delle vicende di Carrie e socie. Bersagliato dalla critica ancora prima di uscire. Bollato già come una boiata pazzesca, “non possiamo a fare a meno di chiederci” (parafrasando l’eroina di turno): embé?! Michael Patrick King, il regista, non ha mai aspirato a diventare il nuovo re della commedia americana.
Il ruolo della donna e la sua emancipazione
Sex and the city 2 è a tratti banale, a tratti divertente, molto televisivo e poco cinematografico, molto “scintillio” e – ahinoi questa è stata sì una sorpresa – meno New York. Sì, la quinta protagonista del serial si mette in disparte per far posto a location mediorientali. Proprio nelle scene ambientate ad Abu Dhabi (girate in realtà in Marocco), emerge forse il tema centrale del film: il ruolo della donna, e la sua tanto dibattuta emancipazione. In un certo senso si tratta di un ritorno alle origini. Sex and the city ha sdoganato il sesso raccontato dalle donne in televisione. Ora al cinema riapre la questione sulla libertà della donna alla sua solita maniera: con tono leggero e provocatorio, senza pretendere di trasformarsi in un documentario sulla situazione femminile negli Emirati Arabi.
La piscina…
Del resto si punta il dito anche verso casa propria: per una donna che fa il bagno in piscina con il burkini, c’è una Miranda che non trova spazio in ufficio e che insieme a Charlotte si sente soffocata dai doveri domestici di moglie e madre. Problemi meno gravi ma più vicini a noi. E poi c’è Carrie, con i patemi per un matrimonio che forse inizia a impigrirsi e la tentazione di far rivivere un passato che potrebbe rovinarle il futuro… Insomma, le ragazze sono tornate, con l’invito a farsi una serata allegra in loro compagnia. di questi tempi, chi rifiuterebbe? Lasciate a casa le preoccupazioni o vi guasterete la visione, ricorrete casomai a un Cosmopolitan per entrare nel mood giusto e pazienza se la produzione ha speso 10milioni di Dollari solo per vestire Carrie & Co., mentre il nostro Euro non se la passa tanto bene: Sex and the city 2 è un film, è finzione, è sogno. E ci piace così. (N.B. astenersi maschi etero, ovviamente).
“Cinquanta fottutissimi due anni”
Tanti malcelano le perplessità sulle nuove prodezze di Charlotte, Miranda, Carrie e Samantha, troppo imbarazzanti per l’età sopraggiunta delle medesime. Le rughe sullo schermo si vedono eccome. Qualcosa vorrà pur dire se la sala esplode ad ogni exploit della più vegliarada e al contempo estrema del gruppo, Samantha. Nel film ricorda di avere “cinquanta-fottutissimi-due anni” (e giù applausi), eppure è una gioia vedere ancora in azione un personaggio così fuori dagli schemi, così orgogliosamente impegnato a sfatare ogni stereotipo. O tifiamo per la vecchia carampana sexy e sicura di sé o storciamo il naso se un’ultracinquantenne ha quello stile di vita, delle due l’una. Di Sam Jones vorremmo avere la sfrontatezza. Ma se è il regista ad averne facendo un film ad alto budget in tempo di crisi, con momenti boccacceschi (come se la serie tv non ne avesse) e cambi di registro imprevedibili, allora non ci sta bene?