Si può sognare ancora col jazz. William Parker e la sua magnifica orchestra hanno trasformato una gelida domenica mattina nell’occasione unica ed irripetibile di svolazzare tra le composizioni di Duke Ellington. Il 5 febbraio, il palco del Teatro Manzoni è diventato il luogo privilegiato per consegnare nelle dita di un contrabbassista il tocco aristocratico del gigante Ellington.
La rassegna Aperitivo in concerto ha offerto alla platea milanese un repertorio tra swing, gorgheggi improvvisati e musicalità immaginarie, guidato da musicisti che ci hanno fatto deglutire l’altra parte dell’oceano. C’era molto di New Orleans, si intravedevano i territori rugosi della Louisiana dentro il sax di Kidd Jordan. Questa big band di quattordici elementi, guidata magnificamente da William Parker, ha saputo denudare esperienze musicali diverse, dal free jazz nascosto nel piano di Burrell alla batteria furibonda di Drake. Un live che ha liberato energia e memoria, perché gli incontri musicali possono ancora riscattare quello che la storia non è sempre all’altezza di fare: pensate agli effetti emotivi sul pubblico dei rintocchi musicali di Duke Ellington, calati nella cultura afro-americana.