Conoscete Il Lombardino? Lui è uno e trino. È concetto, pensiero, filosofia vagante per la Lombardia. Nella costante ricerca dell’eccellenza. È spirito, anima, essenza del buono. È figlio di quegli artigiani che, tra montagna, collina e pianura, producono mirabilia da mangiare. È fratello di tutti coloro che apprezzano l’autenticità del cibo. Ed è nipote di due grandi lombardi come Luigi Veronelli e Gianni Brera, che, nel loro libro La pacciada. Mangiarebere in Pianura Padana, hanno riscoperto tradizioni e tipicità golose.
Insomma, Il Lombardino è Uno, nessuno e centomila. È qui e là. Per conoscerlo? Bisogna ascoltarlo, aspettarlo, seguirlo e assaporarlo. Per esempio al Café d’El Brellin, dove lui sosta sino al 28 dicembre, per svelarsi in una serie di degustazioni firmate da grandi norcini delle lombarde terre. In pratica? Nei locali dove un tempo le lavandaie si rifornivano di spazzole e sapone, vanno in scena assaggi preziosi (dalle 19 alle 21), in concomitanza con l’aperitivo (che ha un prezzo di 10 Euro).
Le prime a sfilare sono state le prelibatezze by Marco D’Oggiono Prosciutti (con sede nella lecchese Oggiono), familiare maison che realizza il fondente lardo celtico, l’aromatica pancetta cotta, il dolce prosciutto crudo, l’affumicato carpaccio celtico (di Chianina), il delicato salame di coscia e il sapido salame osteria. È toccato poi al salumificio Thogan Porri della pavese Cecima, con il Salame di Varzi dop (nelle declinazioni cacciatorino, filzetta e cucito), la coppa dell’Oltrepò e il lardo e il lonzino stagionati. Infine, fino 28 dicembre, è la volta di cotechini e affini: cotechino vaniglia della Brianza, Boccia della Brianza, mortadella di fegato, salame cotto e cotechino dell’Oltrepò. Non dimenticando che le specialità si possono anche acquistare. Per poi affettare a casa.