La pioggia ci ha messo del suo e Slash è stato al gioco. Ieri sera l’ex guitar hero dei Guns N’ Roses ha lanciato tuoni e fulmini musicali per la chiusura dell’edizione 2011 del Milano Jazzin’ Festival. Migliaia e migliaia di mani ondeggiavano come un piccolo oceano sul prato dell’Arena Civica e l’atmosfera si è riscaldata dopo i primi battiti di quella chitarra.
MYLES E SLASH – La golden age dei Guns è finita da un pezzo e, mentre “il divo” Axl Rose nell’ultima tappa milanese ha mostrato i segni del decadimento, non si può dire lo stesso del chitarrista londinese di Hampstead. Myles Kennedy ha prestato la voce alla chitarra di Slash nel segno di happening musicale ricco di sorprese. Si giocava al tiro alla fune per vedere se i giovanissimi conoscessero i classici e così spuntavano all’orizzonte le vecchie reminiscenze di Civil War, Night Train e Patience.
MUSICA DA CAPOGIRO – Myles e Slash erano perfettamente allineati tra di loro e così la rincorsa è stata spedita, senza frenate, in un boato pauroso sui rintocchi di Ghost, Starlight e Slither. Le nuvole poi sono state spazzate via e Milano ha ritrovato il suo battito musicale: quello che parte dell’hard rock ed esplode nell’heavy-metal, spiazzandoti, in una sera di fine luglio che non è stata come le altre. Slash ha imbavagliato la nostalgia, ha saccheggiato il repertorio degli ultimi venticinque anni, ha frantumato le barriere che fanno soffrire la musica. Slash ce l’ha fatta vivere come un giostra, facendoci tornare bambini “impertinenti”, lasciandoci più di un capogiro.