A Milano il clubbing alternativo, termine forse generico che però descrive alcune realtà altrimenti non catalogabili, se la passa malino. Lo sanno tutti e tutti se ne chiedono il perchè. Qualche indiziato c'è, ma c'è ben poco da fare. Abbiamo fatto quattro chiacchere con Skip, uno dei protagonisti di Club Silencio e della consolidata famiglia di DiscoLimone.
Sei attivo in diverse iniziative del clubbing milanese, la più conosciuta è forse DiscoLimone. Cosa sta succedendo di nuovo in città?
“Meglio dire cosa non sta succedendo. Questa amministrazione sta facendo chiudere tutti i possibili ritrovi. Diventa sempre più difficile trovare spazi per una musica diversa. Adesso molti organizzatori devono affittare gli spazi, anticipando i soldi, col rischio che non ci sia riscontro e che alla fine arrivi comunque la polizia”.
E l'esperienza DiscoLimone come si inserisce in questo contesto?
“DiscoLimone è nato tre anni fa. Abbiamo cominciato a farci conoscere mettendo un mix di musica particolare, che da noi non era, e non è, frequentato. Il primo anno i set cercavano di accontentare il pubblico mantenendo sempre il nostro stile, il secondo anno ci siamo imposti di più e adesso chi viene a una nostra serata sa cosa aspettarsi”.
Il Sottomarino Giallo era la casa ufficiale della serata, quali soluzioni avete trovato?
“Per l'inizio dell'estate stiamo organizzando qualcosa al Circolo Magnolia“.
Quale location consiglieresti per una serata musicalmente interessante?
“Ti direi le serate del Gasoline, soprattutto DiscoSafari”.
Invece in Europa, secondo te qual è la città più reattiva, sperimentale, insomma viva?
“La città più cool al momento in Europa, è senza dubbio Berlino, dove c'è una grossa cultura musicale e una grande apertura mentale su tutti i generi di musica dai nuovi suoni ai classici. Hanno anche locali fighissimi che più di pensare all'arredamento pensano all'impianto e ad una organizzazione artistica di alto livello”.
Come hai iniziato a fare il dj, cosa ti ha portato a questa scelta?
“Ho iniziato a fare il dj per la grossissima passione per la musica e il club. Da ragazzino ero un assiduo frequentatore di tutti i club italiani e stranieri avendo sempre questa sorta di venerazione per il dj. Chiaramente poi col tempo si inizia a portare in giro per locali cd con i tuoi dj set e piano piano ti fai conoscere”.
Data la tua spiccata attitudine verso la disco delle origini, quanto conta il vinile per la buona riuscita di un set?
“Conta molto, oggi con i cd ma soprattutto con gli mp3 ognuno si può improvvisare dj. Ovvio poi che i locali preferiscano spendere meno assumendo un ragazzino. Non gli interessa che sappia mixare o meno, l'importante è avere una musica in sottofondo”.