Negli ultimi tempi in Italia sembra espandersi la voglia d’Africa nella musica, nell’arte, nella letteratura, nella cucina e gli artisti africani rispondono, felici di poter dar voce alla loro storia. Basti pensare al successo che la visita a Milano della sudafricana, premio Nobel della Letteratura 1991, Nadine Gordimer ha riscosso a gennaio. Una bianca che lotta contro l’hapartheid a spiegare perchè “uno scrittore è un essere umano responsabile, che deve agire con responsabilità all’interno di un contesto sociale”.
SOGNANDO ZION – Le nenie graffiate di Robert Nesta Marley a tenere in vita un sogno smarrito, quello dei Rastafarian, i neri di tutto il mondo che vogliono far ritorno a casa in Etiopia. Come scrive Andrea Semplici in Viaggiatori viaggianti – Da Bob Marley a Che Guevara… Quando, la notte del 17 aprile 1980 dal palco di Harare, Marley gridò “Africa must be united”, due milioni di africani videro in lui la fiamma del loro futuro. S’ispirò agli uomini e alle donne coi dreadlock (ciocche terribili), combattenti per la libertà, che decisero di non tagliarsi i capelli finchè non l’avessero conquistata. Da allora le sue canzoni ispirano la musica di chi si sente vicino all’Africa. Come racconta Andy, cantante dei milanesi Giudabasso: “Ci siamo avvicinati al reggae un po’ come hanno fatto i Jamaicani stessi, partendo dallo ska e arrivando a un viaggio personale. Non poteva essere solo musica, ma è un modo per tornare alle radici, per denunciare il loro crudele espianto dalla madre terra, Mama Africa. Per rispetto a chi ha vissuto sulla propria pelle lo sradicamento, bisogna approfondire quello che c’è dietro le parole. Dov’era l’uomo quando ha fatto i primi passi in posizione eretta ? In Etiopia, guarda caso la Zion dei Rastafarian. Da lì sono cominciate le migrazioni verso il resto del mondo. E’ andando così indietro che si può capire davvero come noi esseri umani siamo un solo unico grande popolo. C’è chi queste radici lontane è andato sempre più perdendole o chi le ha sempre sentite vive, sentendone il ritmo. I loro suoni riproducono quel movimento ipnotico e rotondo che potrebbe avere nel movimento dell’universo una sua chiave di lettura, di sicuro il movimento della Terra. Ecco perchè la voglia d’Africa, perchè fondamentalmente tutti vogliamo tornare da dove siamo venuti, vogliamo tornare a casa!”
L’ANIMA DEI COLORI – Il 31 gennaio si è conclusa la I Biennale del Malindi che, come dichiara il project manager Sarenco (Isaia Mabellini) “si spera diventi una manifestazione non dedicata esclusivamente ad artisti locali”. Un’occasione di “metissage” creativo, rimettendo in discussione il concetto di globalizzazione e affermando la bellezza della diversità. Pittura ultracolorata e forte energia vitalistica son giunte fino a Milano quando la Galleria Corsoveneziaotto ha tenuto The Soul of a Man, collettiva sulla forza della pittura africana, fra tematiche sociali e visionarietà, secondo Bodo, Moke, Chéri Samba, Frédéric Bruly Bouabré, Depara, Seydou Keita, Malick Sidibé, Bodys Isek Kingelez, Cyprien Tokoudagba. La tedesca Judith Holstein, che ora vive a Cernobbio, si concentra sui volti umani del continente africano, dei suoi colori e delle sue emozioni. Judith racconta che se non si è mai stati in Africa non si può capire cosa si prova “In me si è accesa una fiamma. L’anima vera del continente nero è fatta di magia e superstizioni e indelebilmente segnata da tre secoli di brutali deportazioni, l’ultima frontiera alla globalizzazione culturale. Racchiudo nei miei dipinti le tradizioni nella memoria della sua gente.” Ancora a Milano, Marta Dell’Angelo a fine marzo terrà una mostra alla Mediateca di Via Moscova, in cui ha coinvolto un gruppo di rifugiati del Darfur del Sudan. Primi piani di volti raccolti in un opera video. Laboratorio Saccardi, quattro dissacranti artisti di Palermo che ironizzano sugli stereotipi e sulle icone pop, denunciando temi anche scottanti, ha realizzato un’opera che parla da sola “Negro e arance rosse di Sicilia”. Mentre nelle sculture del vicentino Giuseppe Tirelli si respirano la bellezza e il fascino della donna africana. Estasi di movimenti corporei sono le coreografie di Alvin Ailey, viste a ottobre agli Arcimboldi.