Dopo la mostra del 2005, la Galleria Massimo De Carlo dedica una rassegna all’artista cinese tra i più lodati nel panorama dell’arte contemporanea. Quattro sale dove scoprire il dialogo tra l’artista e il suo mondo.
LA MOSTRA – The Yan Pei-Ming Show è quasi uno spettacolo televisivo, nel quale l’artista si esibisce in singolari duetti con i suoi invitati.
All’ingresso lo spazio è interamente occupato dall’installazione di Huang Yong-Ping, artista legato a Ming, non solo per le comuni origini cinesi. Nelle sale successive si possono vedere gli acquarelli realizzati da Ming, tra i quali spicca un trittico in cui sono riconoscibili Maurizio Cattelan, una Madonna e l’artista stesso. Anche all’ultimo imperatore Pu Yi e a Bruce Lee vengono dedicati due grandi ritratti. L’artista insiste nella scelta monocroma, una risoluzione cromatica che si avvicina allo spirito dell’arte minimalista, caratterizzato dall’essenzialità e dalla purezza. L’utilizzo dei colori per catturare i visi e gli sguardi dei personaggi – come il bianco, il grigio e il rosso – riprende la tradizione storica e culturale dell’Oriente e dell’Occidente.
YAN PEI-MING – La carriera del pittore è iniziata a Shangai, come ritrattista ufficiale per la propaganda politica del paese. Dopo il trasferimento in Francia, la sua arte si è mescolata con la cultura europea e ha assunto un respiro internazionale. Ming è conosciuto per i suoi grandi ritratti quasi monocromi, che raffigurano miti e icone riconoscibili universalmente, come Mao, Bruce Lee e il Papa. In realtà la figura raffigurata è il simbolo di un’epoca o di una realtà e rappresenta l’esistenza universale, la riflessione sulla vita, analizzata attraverso il mondo della comunicazione. Le figure nel nostro tempo, rivisitate da Ming, diventano parte integrante della cultura pop, simboli dell’iconografia cosmopolita. Lo stile pittorico di Ming è specifico: aggredisce il dipinto con violenza, quasi fosse una lotta tra l’artista stesso e l’opera. E’ forte il richiamo alla danza e alla tradizione cinese, che si traduce nella una pittura forte e vigorosa, in cui l’arte marziale è l’analogia del suo modo di dipingere. Gli autoritratti sono fondamentali per l’artista e per questo è stato spesso paragonato a Jackson Pollock e Willem De Kooning.
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