12th

Giugno

Ricky Montanari

Consolidata l’esperienza e l’ampia conoscenza musicale, Ricky Montanari conosce soltanto l’ascesa. Tra Echoes ed Amnesia porta, come la nazionale, in giro per il mondo il vero stile Made In Italy.

Come hai iniziato questa passione? Suonavi strumenti, e poi hai cambiato strada oppure sognavi di fare il dj fin da piccolo?
“Ho sognato fin da piccolo di riuscire a fare questo mestiere, dal lontano 1979 quando ho iniziato nei piccoli, o, comunque, meno conosciuti locali estivi della riviera romagnola come il Play Boy. La svolta è arrivata negli anni Ottanta quando ho iniziato al Peter Pan di Riccione e all’Echoes di Misano Adriatica, locale che mi ha dato molto e a cui sono molto legato.”

La musica è in continua evoluzione, gli stili si evolvono, si fondono e spesso creano nuovi generi, come la house minimale. Come si è evoluto il tuo stile nel tempo?
“Non faccio differenza tra house di oggi e quella di un tempo, anzi in questi ultimi tempi sto suonando molta “house vecchia”. Devo ammettere, però, che adoro suonare e la preferisco alle nuove produzioni, troppo spesso uguali tra loro e mediocri. Non è un problema di genere: manca una ricerca del suono, nuovo, diverso e particolare come in molti dischi del passato. La nuova house – faccio principalmente riferimento alla minimale suonata un’intera serata – non trasmette emozioni alle gente, anzi, stufa.”

Come ti poni nei confronti delle nuove tecnologie, in particolare nei confronti del digitale?
“Senza non potrei vivere, lo utilizzo per registrare i mixati da mandare in radio e per creare le mie produzioni, ma l’uso deve però rimanere limitato e ristretto a questi ambiti. Per me il dj lavora manualmente, con vinile e cd, almeno io faccio così. Anche perchè vedere questi dj che suonano durante le serata con il pc è un po’ triste: sembra che stiano controllando la mail, non mixando!”

Hai in programma prossime uscite discografiche o remix?
“Sono uscito nelle scorse settimane con due nuovi brani Get on insieme a Dub Daddies e Dada insieme a Pepe su Beatport. Prossima alla pubblicazione sull’etichetta di Flavio Vecchi c’è un altro mio brano dal titolo It’s time for a change e, successivamente, durante la stagione estiva, uscirà una compilation mixata da me e Behurz per la One-Night Ibizenca dell’Amnesia denominata Made in Italy.

Come vedi il futuro di questa professione, soprattutto per quanto riguarda i giovani?
“Se è vero che 20 anni fa eravamo una ventina a fare questo mestiere, ora siamo 2000 o 3000! C’è stato un notevole incremento di persone che si sono avvicinate a questa passione: basta navigare tra i myspaces e ci si accorge che tutti sono dj. La concorrenza non è mai un problema perchè comunque chi è bravo e fortunato sicuramente emerge, come un po’ in tutti i lavori. Indubbiamente c’è una grande differenza, manca la vera gavetta che noi abbiamo fatto. Oggi i ragazzi che si affacciano a questo mondo tendono a focalizzarsi su un genere musicale, senza imparare a seguire le tendenze, adattarsi e, soprattutto, a sentire la pista.”

Oltre a realtà come le one-night della Noche Escabrosa, cosa hai in programma per l’incanzante stagione estiva? Resterai in Italia oppure volerai via?
“In Italia sarò resident dell’Echoes, come sono già ora, e del Prince di Riccione, e poi tutti i mercoledì volerò ad Ibiza per la serata Made In Italy, di cui sono dj resident, all’Amnesia.”

Un disco che non può mancare nella tua valigia?
Living in Exstacy – Mood II Swing.”

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