31st

Ottobre

“Let it be” Oasis

Arrivo in Famagosta e aspetto la navetta che mi porterà al Forum, ad Assago. Non fa freddissimo, ma l’umidità si potrebbe tagliare a fette in questa che è la prima giornata con l’ora legale. Sull’autobus ho come la sensazione di essere in partenza per una gita con la mia classe: si va tutti dalla stessa parte, ci si contamina con la stessa euforia, e fuori è buio pesto (ma non è mattino presto!). Con una guida super-sportiva dell’autista arriviamo al palazzetto in men che non si dica. Ad attenderci l’assalto dei bagarini e già da questo dettaglio si intuisce che ci sarà sicuramente l’atteso sold out. Dentro recupero il freddo accumulato e, al contrario, incomincio a sudare: l’aria è calda e a tratti manca, appiccicosa come il pavimento, già sudicio prima ancora dell’inizio del concerto. Meno male che non si fuma (anche se di nascosto qualcuno lo fa)! La platea e gli spalti sono gremiti, il target è piuttosto variegato, anche se prevalgono i giovani dai vent’anni ai trenta. Molti di loro hanno i capelli alla brit: lisci, a caschetto, un po’ beat.

Mentre vago su questi pensieri, si spengono all’improvviso le luci. Tuffo al cuore. Un boato da stadio è il grido che attende ed accoglie la band. Sono le 21.15, gli Oasis sono puntualissimi, come da moda inglese. Parte una voce registrata, dopodiché una musica strumentale. Sul palco non c’è ancora nessuno, ma appena sale la band dei fratelli Liam e Noel Gallagher te ne accorgi, il boato ritorna anche più grande e profondo, ed il pubblico inizia a cantare assieme ai suoi beniamini già dalle prime note, e così fino alla fine e con intensità crescente in modo esponenziale nel corso del concerto, fino all’apoteosi finale.

Il frontman, Liam, accende un pubblico di quasi diecimila anime, pronte ad idolatrarlo per ogni minima nota o gesto, con un aplombe invidiabile, quasi al limite della freddezza, e con un paio di occhiali da sole a coprirgli gli occhi e a mantenere (forse) le distanze? Centinaia le bandiere dell’Inghilterra sulle spalle come scialli e i telefonini accesi a far fotografie, simili a tante lucciole svolazzanti in un bosco notturno.

Il concerto dura un’ora e mezza abbondante, compresi i bis vengono eseguiti circa una ventina di pezzi. Non mancano all’appello tutti i brani più famosi della band di Manchester, che dal 1994 ad oggi ha pubblicato ben 8 album, tra cui l’ultimo nel 2005 “Don’t Believe the Truth”.  “The Importance of Being Idle”, l’ultimo singolo, è già entrato nel cuore dei fan a pieno titolo e il pubblico non manca di cantarlo a squarciagola. Splendide le luci che fanno da sfondo: il viola, l’azzurro, il verde, il grigio, il rosso e l’arancione creano atmosfere visive magiche ed ammalianti, per una band onnivora che riesce contemporaneamente a far sognare, ballare, cantare, scatenare, innamorare. La quintessenza del rock ‘n’ roll si presenta un po’ fredda, non particolarmente fibrillante, ma terribilmente brava. Il loro classico sound, costruito su schitarrate acustiche continue, non lascia mai un secondo di silenzio, né un buco sonoro, e fanno da base perenne alla voce inconfondibilmente graffiante e roca di Liam. 
Un vero e proprio delirio, un’ovazione globale e chiassosa si ha con il penultimo pezzo, cantato da Noel, il successone “Don’t Look Back in Anger”. A concludere, invece, un finale strumentale a luci accese, con tanta energia e ritmo in un pogo collettivo che si estende a macchia d’olio fino alle frange più lontane del pubblico.

Ore 22.50. Il concerto stavolta è veramente terminato. Le luci rimangono accese mentre in sottofondo parte “Let it Be”: omaggio ai Beatles da parte della band? Tra l’altro, il batterista Zak Starkey nell’ultimo album è nientemeno che il figlio del mitico Ringo Starr! Il concerto, dicevo, è finito, andiamo in pace, ma soprattutto sotto la doccia, e facciamo attenzione alla nebbia! Come tante piccole formiche si allontanano dal loro formicaio alla ricerca del cibo, così numerosissime e sollecite, in quasi diecimila avanziamo verso le nostre macchine, ma già completamente sazi e soddisfatti, e con un sacco di ritornelli nella testa.

Comments are closed.