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Aprile

COSA SUCCEDE SE… SI VIENE INSULTATI DA UN COLLEGA

Sarà capitato a molti di assistere a litigi tra colleghi durante i quali l’uno insulta l’altro. Questi comportamenti possono avere ripercussioni sulla propria posizione lavorativa.

Nel luogo di lavoro, infatti, è necessario capire come relazionarsi correttamente con i colleghi. È sempre bene mantenere buoni rapporti con loro; altrimenti, stando fianco a fianco per molte ore durante la giornata lavorativa, si rischia di creare un ambiente ostile che ci porta ad avere meno voglia di recarci sul posto di lavoro, fino ad essere meno produttivi. Per questo è opportuno che lo stesso datore mantenga un clima sereno nel contesto di lavoro, sia che esso sia un bar, un negozio o una discoteca. 

Comportamenti scorretti rivolti ai colleghi potrebbero indurre il datore di lavoro a prendere dei provvedimenti. È questo il caso di un autista di una società di trasporti pubblici che è stato licenziato per aver dato della “lesbica” ad una collega. 

Questo caso ha sollevato non poche polemiche riguardo l’effettiva legittimità del licenziamento dell’autista. Con Ordinanza n.7029/2023, la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha avuto modo di interrogarsi sulla nozione di giusta causa in materia di licenziamento.

L’autista aveva deciso di impugnare il licenziamento, che era stato ritenuto illegittimo dal Giudice in quanto “sproporzionato” ed eccessivo rispetto al comportamento dell’autista. Infatti, il giudice aveva qualificato tale comportamento (dare della lesbica alla collega) come una semplice condotta incivile che non consente il licenziamento ma al più una sgridata.

Tuttavia, la Corte di Cassazione rivede la posizione del giudice, ribaltandola: il concetto di “giusta causa di licenziamento” prevista dalla legge all’art. 2119 del Codice Civile è un concetto astratto, nel quale inserire anche i principi del buon vivere quotidiano. Tra questi principi, vi sono anche quelli relativi al rispetto della privacy e dei dati sensibili della persona. Per dati sensibili si intende quei dati che riguardano la sfera individuale, politica, religiosa, medica nonché sessuale, proprio come nel caso in questione.

Nel “Codice delle Pari Opportunità”, la legge definisce “discriminazioni” anche le molestie, ovvero quei comportamenti indesiderati, legati al sesso, che hanno lo scopo di violare la dignità di un altro soggetto e di creare un clima intimidatorio e ostile.

Sulla base di questa interpretazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato valido il licenziamento dell’autista, perché il suo comportamento è stato ritenuto una “discriminazione” e non una semplice condotta incivile. In particolare, la Corte lo ha valutato come una condotta irrispettosa dei valori condivisi dalla collettività, dalla società e dell’ordinamento giuridico italiano.

Per questo, il licenziamento dell’autista è stato ritenuto valido dalla Corte. Tale decisione potrà creare un precedente nell’ambito dei comportamenti tra colleghi, i quali verranno valutati dal datore di lavoro e potrebbero essere motivo di sanzioni disciplinari, così come avere un riscontro negativo sulla propria posizione lavorativa. 

Simone Facchinetti

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