13th

Luglio

La nostra estate: voce del verbo modificare

Volutamente scrivo “la nostra estate” con l’accento sull’aggettivo possessivo comunitario. Sì, la nostra ripartenza dopo il buio dell’inverno, dopo la complessità. Il caldo afoso, ma accogliente, il mare sognato, le vacanze conquistate, quell’utopia sorridente che attende il colpo di scena, l’amore, il divertimento: ecco la stagione della vitalità. Quest’anno, senza pianificazione, sfugge alle tabelle di marcia e forse è ancora più bella

Siamo a luglio la nostra estate è ormai nel suo pieno sviluppo. Giriamo spesso con la mascherina e ci sentiamo in realtà simultaneamente smascherati nella nostra vulnerabilità. Sfidiamo l’alta temperatura e l’incertezza di un momento di transizione, pronti per fare grandi cose o semplicemente ciò che ci fa stare bene.

Per me l’estate ha sempre significato distensione dopo il lavoro dell’anno, una pausa colorata senza pioggia, un appuntamento atteso per fantasticare un po’ con la mente senza la circolarità di una routine. Di solito ho sempre cercato di programmare a tavolino le giornate di sole, quando come e perché finire gli esami universitari, quando andare in vacanza, dove e con chi. Lasciare le cose al caso sembra essere inconcepibile, non sapere come occupare il tempo libero è quasi più spaventoso di non avere quella stessa libertà. Vai con lo studio meticoloso del calendario e i giorni volano via come foglie al vento, ti devi affrettare. L’ansia che vuoi lasciarti alla spalle per partire ti rincorre nell’organizzazione di questo mettersi in moto. Quasi contraddittorio e forse allora la vacanza serve per riprenderti dalla sua gestione.

Il gusto dell’improvvisazione

L’estate del doppio venti per una volta non si è lasciata corrompere al solito bisogno di ordine e progetti. Per causa di forza maggiore e di difficoltà abbiamo dovuto rivedere i nostri piani. Ora una gita furi porta viene ideata due ore prima, tutto sembra poter cambiare e un momento di evasione viene apprezzato con più genuinità. Da attori professionisti proviamo a diventare abili improvvisatori, a gestire lo smarrimento con rapido ingegno. Saliamo sul palcoscenico senza copione, forse siamo veramente noi e il furore di vivere non ci manca. Infine, nessun esotismo, nessun andare lontano, i nostri sogni itineranti vedono al centro la riscoperta della nostra penisola e la vista è grandiosa.

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