7th

Maggio

Un weekend alla scoperta del Biellese

Dici Biella e dici lana. L’assioma non fa una grinza, visto che la giovane provincia piemontese è da sempre nota per la sua industria tessile. Forse perché non si conosce l’altro volto della città e del suo territorio, ricco, invece, di aspetti artistici, storici ed enogastronomici. A questo proposito, ovvero al fine di meglio valorizzare una terra punteggiata di giacimenti “golosi”, è nato il progetto “Andar per Borghi”, una serie di itinerari medievali alla scoperta dei gioielli del Biellese.

QUATTRO PASSI NELLA STORIA – Collocato sulla sommità della collina a ovest della città, Biella Piazzo è un borgo medievale che si snoda fra strade acciottolate, palazzi nobiliari, fregi e una teoria di portici che qua e là lasciano spazio a splendidi punti panoramici. Da visitare (su appuntamento, tel. 015 352533) è Palazzo La Marmora, facciata del Settecento e interni di vero pregio, scanditi da sale affrescate, specchiere, decori, arredi con raffigurazioni in stile Neoclassico, lampadari in ferro dipinto e tanti ritratti. Un edificio che, se da un lato celebra la famiglia Ferrero, divisasi nel Cinquecento nei due rami dei Ferrero Fieschi principi di Masserano e dei marchesi della Marmora, dall’altro omaggia il periodo risorgimentale. Bello anche il giardino panoramico, e bella la grande serra ingentilita da un centenario ficus repens.

A TAVOLA – E dopo il giretto, pranzetto alla Caffetteria del Chiostro (tel. 015 2523112), a fianco del Museo del Terriorio, a Biella bassa (raggiungibile da quella alta tramite una funicolare). Un posticino grazioso, dove assaggiare alcune pietanze locali come i capunèt (involtini di foglie di bietola o cavoli ripieni di carne, pulenta cunscia (con toma giovane di Oropa e burro fuso), paletta (parte della spalla del maiale stagionata e salata), ravioli del plin con sugo di arrosto, crespella con paletta (parte della spalla del maiale stagionata e salata) e Maccagno (toma a latte intero) e formaggi del territorio serviti con mostarda di mele. Abbinati a vini rossi come il Lessona e il Bramaterra. Da acquistare, invece, i torcetti al burro e i canestrej, cialde al cioccolato cotte tra le ganasce di un ferro arroventato e preparate secondo una ricetta del XVII secolo.

NOTTI SILENZIOSE – Si respirano suggestive atmosfere mistiche al Santuario di Oropa (tel. 015 255512009, a circa undici chilometri da Biella. Un centro religioso a 1.200 metri di altezza la cui origine pare risalire al IV secolo per opera di Sant’Eusebio, primo vescovo di vercelli. Sta di fatto che oggi sia meta di pellegrinaggio per la presenza di una Madonna con Bambino in legno di cirmolo, conservata nella basilica. Un posto pregno di silenzi e di significati, che offre anche accoglienza: settecento posti letto suddivisi in turistici (doppia da 36 euro), comfort (doppia da 52 euro), junior suite (doppia da 70 euro) e suite (doppia da 99 euro). Per la cena? Sosta al vicino ristorante Croce Bianca (tel. 015 2455923), rinomato per la sua cucina raffinata e al tempo stesso legata alla tradizione: antipastini caldi piemontesi, tenerone di Fassone al Bramaterra, petto di piccione con riduzione al Lessona e cosciotto di agnello biellese farcito e cotto al forno (prezzo medio 30 euro).

A TUTTO GOLF – Ha diciotto buche il Golf Club Biella “Le Betulle”, a Magnano Biellese, in Regione Valcarrozza. Ma ha anche una foresteria per l’ospitalità (camere da 63 euro a persona, con colazione) e pure un ristorante (tel. 015 679357) dove assaporare sformato di Mascarpa (ricotta locale) con verdure aromatizzate al dragoncello, riso alle tome biellesi con riduzione al vino rosso, stracotto di Fassone al Gattinara con polenta arrostita e bonet (prezzo medio 35 euro).

UN GIRO IN CANTINA – E’ ospitata in un maniero, il Castello di Castellengo, la Cantina Centovigne (a Cossato, tel. 335 5252890), nata grazie al reucupero di vecchi vigneti e volta alla salvaguardia dei vitigni in estinzione. Tre i vini rossi prodotti: il centovigne, il Vignatea e il Rosso del Nino. Rinomata principalmente per la produzione di Erbaluce di Caluso, noto bianco della zona, invece, l’azienda Cellagrande, vicino al lago di Viverone (tel. 0161 98245). Un nettare fine e delicato, declinato in fermo, spumante e passito.

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