30th

Ottobre

Slow Feet

Cosa ci fanno cinque musicisti assieme con storie musicali diverse alle spalle? Nascono gli Slow Feet e Milano ascolta dal vivo al Rolling Stone il loro primo album: Elephant Memory, un miscuglio di giochi e passione per rivivere da protagonisti 50 anni di rock ‘n’ roll.

SLOW FEET – Ci sono sempre modi per ritrovarsi. Magari davanti ad un buon bicchiere di vino, guardando il mare e lasciandosi andare con una chitarra e un vecchio pezzo di Blues. Attorno a quel tavolo sono seduti cinque musicisti, che rappresentano la vetta del nostro sound barcollando tra blues e rock: Paolo Bonfanti, Vittorio De Scalzi dei New Trolls, Franz Di Cioccio e Lucio Fabbri della PFM, e Reinhold Kohl. Nascono così gli Slow Feet, che già nascondono nel loro nome un’oltraggiosa ironia omaggio alla perla Slow Hand di Clapton e l’esordio di questa curiosa band è segnato dall’album Elephant Memory (Aereostella/Eden): “E’ un progetto ci sta molto a cuore – ci spiega Franz Di Cioccio –  perché reinterpretiamo gli eroi di ieri per farli conoscere oggi. Il titolo dell’album richiama l’elefante perché è l’animale con la memoria più longeva ed il rock è il figlio del blues”.

ELEPHANT MEMORY – Gli Slow Feet hanno scelto il Rolling Stone di Milano per far ascoltare al pubblico l’album dal vivo. Una serata all’insegna dell’esuberanza musicale con brani che hanno stilato la storia della musica: dalla roboante My Generation dei Who alla determinata The Last Time dei Rolling Stones, dalla stilizzata Dr. Robert dei Beatles a All day and all of the night dei Kinks. Questi cinque amici al servizio del Blues hanno scelto – come tengono a ribadire – titoli di una tradizione molto forte, passando per divinità come i Who o Hendrix. “E’ stata una bella serata – commenta a fine serata Franz Di Cioccio – il pubblico era ben disposto, noi ci siamo piaciuti per come abbiamo suonato, lo spazio lo conoscevo già e rinnovato mi è sembrato ancora più funzionale”. E’ in questa location che pulsa anche il basso di Kohl, la versatilità musicale di Fabbri, la chitarra di Bonfanti o le tastiere di De Scalzi.  Alla fine del concerto e dell’ascolto dal vivo di Elephant Memory è giusto interrogarsi: che ruolo ha il rock oggi? “Quuesto genere è preso come crossover, cioè contemporaneo e proiettato verso il futuro. Noi invece seguiamo il senso opposto, riportandolo alle sue orgini ognuno di noi mixandolo con le tradizioni delle proprie band, dalla Pfm ai New Trolls”, conclude l’anima della Premiata Forneria Marconi.                            

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